Lasciano Milano per ristrutturare la storica villa friulana: l'epopea degli Stoinoff

Giovedì 21 Giugno 2018 di Paola Treppo
Stefano e Sofia Stoinoff nella loro dimora a Valvasone
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VALVASONE (Pordenone) - «Si accomodi, le faccio strada». Splendida padrona di casa, Sofia Stoinoff apre le porte della sua dimora storica, a Valvasone, un'abitazione dalla lunga e affascinante storia, con un giardino d'incanto. Oggi è un b&b per chi ama un soggiorno autentico, vero, alla scoperta di queste terre calme, immerse nelle campagne del Pordenonese. Niente tv in camera, niente ascensori. Ma la straordinaria possibilità di risiedere per qualche giorno in una villa dove Sofia e il fratello Stefano hanno voluto mantenere tutto intatto, perché non si perda l'unicità della loro casa. Sono loro a raccontare le sue vicende. 

Set per la fiction Madre Teresa
Proprio per la sua originalità, nel 2003 la casa e il giardino sono stati set cinematografico di alcune scene della fiction Madre Teresa prodotta da Rai Fiction - Lux Vide, con la regia di Fabrizio Costa. In casa e in giardino sono state girate alcune scene dell'infanzia di Madre Teresa.

Acquistata a inizi '900
«La casa fu acquistata nel 1926 dal bisnonno materno, Attilio Dulio, che già abitava da alcuni anni con la famiglia a Valvasone - spiega Sofia -. Il bisnonno seppe per caso che la era in vendita e stipulò subito il preliminare col notaio Marzona, anticipando di pochi minuti un altro potenziale acquirente, al quale cedette poi la sua precedente casa. I bisnonni, originari del Piemonte, avevano qui un’attività per la raccolta della saggina, che veniva poi inviata in Piemonte per la successiva lavorazione in un laboratorio di proprietà della famiglia»
 
Commercio di uova e pollame
In seguito, a Valvasone, fu avviata anche un’attività di commercio di uova e pollame. Alla morte del bisnonno la casa fu ereditata da nonno Cesare che vi dimorò fino alla morte con la famiglia: la moglie Maria Dulio e le tre figlie, tra cui la madre di Sofia, Adriana, e le bisnonne di Sofia.
 
Durante la guerra è dimora degli ufficiali 
Durante la guerra parte della casa fu requisita dai tedeschi per essere adibita a magazzino di medicinali e residenza di alcuni ufficiali. In seguito la casa fu parzialmente requisita dagli inglesi e adibita sempre a residenza di alcuni ufficiali.
 
Liubomir Stoinoff
«All’epoca della morte di nonno Cesare la casa era ipotecata. Mio padre, Liubomir Stoinoff, che aveva appena sposato la mamma, decise di rilevare le quote delle eredi e la comprò, estinguendo il debito assistito dall’ipoteca. Alla morte dei nostri genitori la casa fu poi ereditata da me e da mio fratello Stefano, tutt’ora comproprietario. La nonna materna Maria vi abitò comunque quasi fino alla morte, dieci anni fa».
 
Le ricerche catastali
In base ad alcune ricerche catastali fatte da Sofia, è emerso che prima di appartenere alla sua famiglia, la casa era di proprietà del dottor Giovanni Batta Marta, il medico del paese; la casa allora si chiamava Villa Marta; la proprietà fu poi ceduta al dottor Marta dai fratelli Tonolo, uno dei quali aveva ricevuto la casa in possesso dotale dal matrimonio con la marchesa Teresa Paternò; prima ancora la proprietà era intestata alla famiglia Della Donna, proprietari di numerosi immobili e terreni in Valvasone e nei comuni limitrofi.

Il sopralluogo dalla Sovrintendenza
«Nel corso di un sopralluogo effettuato dalla Sovrintendenza di Udine mi è stato riferito che l’impianto della casa, originariamente una casa rurale, sarebbe seicentesco, in particolare, la volta sopra le scale in pietra che portano dal piano terra al primo piano».

Inatti casa padronale, granaio e magazzini
La casa è stata però completamente rimaneggiata, sia nell’800, sia nel ‘900, per adattarla alle esigenze dei vari proprietari, che ne hanno fatto una casa padronale con pertinenze annesse: granaio, stalle e fienile. «Negli anni ‘60 e ‘70, una parte delle pertinenze, le stalle e la casa dei contadini, sono state abbattute e ricostruite secondo i criteri dell’epoca, purtroppo. Attualmente sono adibite ad appartamenti. L’impianto della casa padronale con il granaio e i magazzini sottostanti è invece per fortuna rimasto intatto ed è quello sul quale stiamo a poco a poco intervenendo con restauri conservativi».
 
Il giardino all’italiana
Il giardino all’italiana è stato creato da nonna Maria, nel 1936; quello originario era in parte diverso. Le piante di maggior pregio che crescono in questo angolo di paradiso sono un Buxus Sempervirens, una Sophora Japonica Pendula che è secolare, davanti alla casa; una Olea Fragrans secolare, una Magnolia grandiflora secolare, e poi ci sono le rose.

Le rose
«Le varietà di rose introdotte dalla nonna sono la Alberic Barbier e una rosellina rossa che non siamo ancora riusciti a identificare; nelle aiuole sono state introdotte le Katharina Zeimet che sono rose bianche, rifiorenti; in giardino ci sono pure le rampicanti William Allen Richardson e Madame Alfred Carriere»

L’orto sinergico
«Nella parte rustica è stato ricreato da qualche anno l’orto. Abbiamo optato per la coltura in cassone, secondo il metodo dell’orto sinergico, nell’intento di creare anche una struttura paesaggisticamente interessante. Di recente è stato piantumato pure il terreno sul retro della casa, nell’intento di creare un giardino di campagna, con frutteto, piante autoctone: olivelli, carpini, noccioli, biancospini, meli da fiore e piante da bacca.
  
La famiglia di Sofia e Stefano
«Mia madre Adriana è nata e cresciuta in questa casa insieme ai genitori e alle sorelle Marisa e Carmen. Ha studiato a Venezia all’Accademia di Belle Arti e ha vissuto qui a Valvasone fino al matrimonio con mio padre nel 1957. Mio padre Liubomir è nato in Bulgaria, a Sevlievo, nel 1917. I nonni paterni erano amanti della cultura italiana e, tramite borse di studio, riuscirono a mandare tutti e tre i figli a studiare in Italia».
 
Da Torino a Firenze, poi in Friuli
«Mio padre frequentò le scuole medie e il liceo a Torino e poi si iscrisse all’università a Firenze. Richiamato in Bulgaria per la leva militare decise di non partire e rimase in Italia dove, dopo la laurea, trovò lavoro in banca a Firenze. Da Firenze fu poi trasferito a Pordenone a dirigere la filiale della Banca Commerciale Italiana. Arrivò qui a Valvasone con un amico che, invaghito di mia madre, volle presentargliela per avere il suo parere. Il parere fu così positivo che fu poi mio padre a sposarla».
 
Da Milano a Valvasone

«Per noi è stata sempre la casa della nonna, dove abitualmente trascorrevamo le vacanze estive. Sia io, sia mio fratello Stefano abbiamo vissuto a lungo a Milano, dove abbiamo completato gli studi e lavorato. Dal 2011 ho deciso di trasferirmi qui a Valvasone anche per proseguire nei lavori di ristrutturazione della casa, cui siamo entrambi molto affezionati, e aprire un bed&breakfast.

Mio fratello Stefano si è trasferito anche lui da qualche anno e prosegue la sua attività di veterinario a Cordenons, con nostro cugino Stefano Candotti». 

Ultimo aggiornamento: 23 Giugno, 14:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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