Istanza dei familiari in due procure: «Riaprite il caso della nostra Rossella»

Venerdì 15 Giugno 2018
Istanza dei familiari in due procure: «Riaprite il caso della nostra Rossella»
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PIEVE DI CADORE - «Faremo istanza di riapertura del caso a Belluno e a Perugia». È iniziata la battaglia dei famigliari di Rossella Corazzin, la 17enne scomparsa nei boschi di Tai il 21 agosto del 1975, per conoscere la verità. A parlare è l’avvocato Antonio Maria La Scala, dell’associazione Penelope che assiste le cugine della ragazza scomparsa: «Se prendiamo per buona la versione di Izzo sarà competente Perugia, se non la prendiamo per buona, sarà Belluno. Ma l’importante è che le poche piste che ci sono si percorrano».
IL CASO
La vicenda della ragazza scomparsa 43 anni fa è tornata alle cronache dopo la confessione choc di Angelo Izzo, il mostro del Circeo, che sta scontando l’ergastolo a Velletri. Izzo sentito due volte a Belluno ha raccontato: «Con Rossella abbiamo fatto quello che poi facemmo al Circeo». Ha fatto i nomi di correi che avrebbero sequestrato, violentato e ucciso la ragazza a metà settembre del 1975 in una villa sul Lago Trasimeno di proprietà della famiglia di Filippo Narducci (nome legato alle indagini sul mostro di Firenze). 
L’AVVOCATO
L’avvocato La Scala assiste le cugine di Rossella (Isabella de Nardis, Mara Corazzin e Isa Dall’Osa) e afferma: «La versione di Izzo non è completamente campata in aria. Il particolare della casa sul lago che ha riconosciuto, la jeep verde targata Venezia. Ci sono alcuni aspetti che non sono sovrapponibili alle notizie diffuse negli anni scorsi da “Chi l’ha visto”. Poi per quale ragione Izzo avrebbe dovuto autocalunniarsi?». «Un sopralluogo alla villa va fatto - prosegue l’avvocato - La macchiolina di sangue della ragazza sul tavolo? Forse troveremo ben poco, ma una fotografia, uno scritto, dei capelli, della peluria. La cosa grave è che andava fatta prima. Anche un’indagine accurata sulla jeep verde all’epoca andava fatta».
LA TESTIMONIANZA
«Mi chiamo Dora e ho un negozio di alimentari a Tai di Cadore. Quel giorno, alle 17, ho notato sulla via principale un fuoristrada, una campagnola verde. A bordo c’erano due ragazzi davanti e, tra loro, una ragazza con la testa riversa all’indietro che sembrava dormisse. Mi sembra fosse coperta da un pullover verde. La vettura era sopraggiunta da Cortina.». È questa l’unica testimonianza raccolta il giorno della sparizione della ragazza, ricostruita da “Chi l’ha visto”: un elemento da approfondire, che potrebbe essere utile per riaprire il caso.
L’ISTANZA
I legali, La Scala e il collega Stefano Tigani di Venezia, sono già al lavoro: «Abbiamo chiesto gli atti a Perugia, ma ci devono ancora rispondere. Abbiamo chiesto gli atti anche a Belluno, ma ci hanno risposto che è stato tutto trasmesso alla Procura umbra. Si mettessero d’accordo per dare un minimo di risposte alla famiglia che da anni sta cercando la verità».
Ultimo aggiornamento: 08:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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