La trevigiana Fabbian (lampadari) salvata da un imprenditore padovano

Martedì 12 Giugno 2018 di Maurizio Crema
Lo stabilimento della Fabbian acquisita da Luca Pellegrino della Domino Led
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CASTELMINIO DI RESANA - Dopo le baciate e il fallimento, la rinascita con un nuovo socio. La trevigiana Fabbian vede una nuova luce grazie a Luca Pellegrino, imprenditore padovano di 46 anni dal 2016 alla guida della Domino Led. «Abbiamo preso in affitto marchio e attività dal tribunale, il 23 giugno acquisiremo il 49% della società ed entro massimo ottobre il totale del capitale», spiega Pellegrino, un passato da manager del settore e da pochi anni imprenditore con la Domino Led, tre milioni di fatturato nel 2017 («+ 10% quest'anno») e 18 addetti a S. Pietro in Gu (Padova) «nel 2016, quando l'ho comprata, ho coronato un sogno». Fabbian, fondata nel 1961, produce lampade. Ha sede a Castelminio di Resana e qui produce tutte le sue collezioni. Si avvale di collaborazioni con designer internazionali tra cui molti giovani.

Protagonista di collaborazioni con importanti musei come il Correr di Venezia, la sua presenza negli Stati Uniti è garantita da una società affiliata con sede a New York. «Fabbian malgrado la crisi continua ad avere un grande marchio e un buon giro d'affari, 8,5 milioni l'anno scorso (90% all'estero), in crescita del 10% quest'anno - prosegue Pellegrino -. Per me è un grande investimento, importante sia per i brevetti che per il design e la qualità del personale che vi lavora, gente assolutamente in gamba: la metà sono donne, molti i giovani». Gli addetti della Fabbian sono una trentina e Pellegrino ha già fatto due assunzioni. Ma è solo l'inizio di quest'investimento da 1,5 milioni. «Il mio obiettivo è sviluppare le due società potenziando le sinergie possibili - spiega l'imprenditore dell'illuminazione -. Credo che anche la famiglia Fabbian, che ho incontrato più volte, sia contenta di questo sviluppo che salvaguarda una società che ha fatto la storia del design».
BACIATE PESANTI Fabbian, prima della crisi, era esposta verso la ex Popolare di Vicenza per circa tre milioni ed aveva in portafoglio l'acquisto di azioni «baciate» per un altro milione delle quali era nel frattempo stato chiesto il rientro. Dopo aver ottenuto il via libera al concordato in bianco dal Tribunale di Treviso, tuttavia, la Fabbian aveva dovuto rinunciare al rilancio dato che, nel frattempo, Bpvi - il primo fra i creditori - era finita in liquidazione e dunque non si era presentata all'assemblea dei creditori. Fallimento inevitabile, dunque, lo scorso gennaio, ma attività salvata dal nuovo proprietario, intenzionato a riavviare la produzione sostanzialmente applicando ai modelli storici Fabbian la tecnologia led. «Una situazione che ha messo a rischio la sopravvivenza di un'azienda - spiega Pellegrino - che in questa situazione è riuscita a produrre e a difendere quote di mercato anche se il giro d'affari si è dimezzato. Speriamo che Veneto Sviluppo o altre finanziarie possano aiutare le aziende finite con i crediti incagliati o in sofferenza dopo la crisi delle due Popolari venete perché le aziende come Fabbian sono purtroppo moltissime e le banche italiane sono sorde alle nostre esigenze. Io sono riuscito a farmi appoggiare da una banca di Milano, ma è stata dura».

GOVERNO ASSENTE Le migliaia di imprese finite nella trappola della sga oggi incrociano le dita. «La crisi delle Popolari la stiamo per pagare adesso in termini di crisi e fallimenti, c'è stata tanta pubblicità per l'Etruria ma il buco lasciato dalle due banche è molto maggiore - avverte Pellegrino - per questo dico a governo e Regione di muoversi subito e non solo per risarcire gli ex soci, c'è da gestire anche i crediti incagliati per far ripartire le aziende coinvolte».

 
Ultimo aggiornamento: 13 Giugno, 10:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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