VENEZIA - Rimasta incinta prima della scadenza del contratto, una bibliotecaria veronese aveva chiesto l'indennità di maternità, ma il Comune per cui lavorava e l'Istituto nazionale di previdenza sociale se ne erano rimpallati la responsabilità. Dalla vicenda era così scaturito un infinito contenzioso, che si è concluso solo dopo 28 anni, tanto che la bambina ha fatto abbondantemente in tempo a diventare una donna, prima che alla madre venisse riconosciuto il diritto a percepire il trattamento economico. A sancirlo è la sentenza, pubblicata ieri, con cui al termine di un ricorso ventennale il Tar ha ribadito il verdetto della Cassazione, che a propria volta era arrivato dopo una lunga battaglia: un clamoroso caso di giustizia-lumaca, in un Veneto che soffre di gravi arretrati e carenze nel comparto giudiziario.
Il contratto è di un anno fra Daniela Brunelli e il Comune di Sona: lei resta incinta e inoltra la richiesta dell'indennità di maternità all'Inps, il quale però replica che la competenza è del municipio, a cui dunque già il 5 giugno viene trasmessa la domanda. Ieri la sentenza, 28 anni dopo.
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