Salvini dice no a Di Maio premier: M5S punta su un prof

Venerdì 18 Maggio 2018 di Marco Conti
Salvini dice no a Di Maio premier: M5S punta su un prof

Né Salvini né Di Maio. Per coprire la casella di palazzo Chigi si dovrà attendere ancora. Forse sino a lunedì. Almeno così c'è da augurarsi visto che, dopo tanto attendere, non sarebbe di buon gusto che il possibile candidato premier finisse nelle gazebarie prima di arrivare sul tavolo di Sergio Mattarella. Il weekend Di Maio e Salvini lo passeranno a consultare le rispettive basi. Uno con la piattaforma Rousseau, un altro attraverso i gazebo. Trattandosi - almeno così dicono - di contratto alla tedesca, ci si sarebbe aspettati un po' più di serietà e trasparenza nelle consultazioni che invece diventano poco meno di una scontata formalità per ratificare un accordo di ferro già siglato.




I PAPABILI
Manca ancora il nome per palazzo Chigi, ma l'accordo di fatto sembra esserci sui principi. Ovvero nessuno dei due leader a palazzo Chigi, ma tocca al M5S fornire un nome. Un candidato Di Maio lo ha già fatto a Mattarella ed è il giurista Giuseppe Conte che prima del voto era nella squadra dei potenziali ministri presentata da Di Maio. Non è detto che il nome di Conte resista ancora, ma è probabile che il nome alternativo venga pescato sempre in quella lista di aspiranti ministri presentata il primo marzo. Emanuela Del Re, Andrea Roventini e Lorenzo Fioramonti potrebbero essere tra i papabili.

Una scelta di indirizzo che ieri Di Maio e Salvini hanno condiviso consapevoli che difficilmente avrebbero passato il vaglio del Quirinale nomi appartenenti alle seconde fila. Quindi niente Fraccaro, Bonafede, Carelli o altri, ma la decisione di tornare di fatto su un tecnico d'area. D'altra parte il leader del Carroccio, sul nome di Di Maio-premier, ha difficoltà a convincere militanti e elettori del Carroccio che continuano a ragionare in ottica centrodestra. E poichè Di Maio è particolarmente inviso a Berlusconi, ed è sistematicamente bastonato dai giornali vicino al Cavaliere, al Nord rischia di creare più di un maldipancia. A scanso di equivoci Salvini ha convocato in maniera urgente per oggi pomeriggio il consiglio federale della Lega che è il massimo organo del partito, per avere il via libera all'intesa ed esprimere un no a Di Maio presidente del Consiglio.

Nella base della Lega la tensione resta comunque forte. Salvini ha il pieno controllo degli organi di partito, ma nella base del partito le perplessità sono forti e in molti si interrogano sull'intesa e se c'è un nesso con il commissariamento di tutte le federazioni provinciali della Lega in Veneto. Nelle intenzioni di Salvini c'è l'idea di chiedere a FI e a FdI di offrire il loro contributo al governo con uomini o donne che possono sostenere l'esecutivo. Mentre FI resta ferma sulla linea del no-grazie eper Mara Carfagna «non ha le premesse per durare», dentro il partito della Meloni si attende di capire chi sarà il premier. Con uno in quota grillina potrebbe quindi svanire la possibilità di vedere Guido Crosetto alla Difesa, ma la decisione FdI la prenderà dopo l'incarico.

IL FLUIDO
Al Quirinale Di Maio e Salvini hanno promesso di salire lunedì con un nome secco o una rosa di professori, oltre che con l'ultimissima bozza del più volte limato contratto di programma. Nella giornata di lunedì potremmo quindi avere un premier incaricato di formare il governo. A quest'ultimo toccherà comporre la squadra di ministri da sottoporre all'attenzione del presidente della Repubblica. Molti nomi sono però cominciati a circolare con una certa insistenza. Di Maio dovrebbe andare al Lavoro e Salvini al Viminale.

I titolari di ministeri particolarmente delicati, come Esteri, Economia e Difesa si pensa di condividerli con Mattarella, anche se per la Farnesina c'è chi dà già per certo Massolo e per l'Economia il leghista Giorgetti che però potrebbe anche ricoprire il ruolo di sottosegretario alla presidenza.

In quota Lega anche Molteni (Sviluppo Economico),Centinaio (Turismo), Bongiorno (Rapporti Parlamento), Bordonali (Disabilità). Nel M5S la situazione è fluida. Quasi certamente saranno al governo tutti coloro che in queste settimane hanno lavorato con Di Maio nelle trattative - Grillo, Toninelli, Castelli e Bonafede, Sapadafora - e molti dei professori a suo tempo indicati come ministri. A cominciare da Conte qualora non dovesse farcela per palazzo Chigi.

Ultimo aggiornamento: 25 Giugno, 16:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA