Stazione spaziale cinese Tiangong disintegrata sul Pacifico alle 2.15. Caduta fra Isole Cook e Tahiti Mappa

Venerdì 30 Marzo 2018 di Paolo Ricci Bitti e Enzo Vitale
Stazione spaziale cinese Tiangong disintegrata sul Pacifico alle 2.15. Caduta fra Isole Cook e Tahiti Mappa
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Tiangong 1 si è disintegrata alle 2.15 italiane nell'impatto con l'atmosfera sul Pacifico meridionale, riporta l'agenzia cinese di stato Xinhua confermando anche la notizia del sito Satview che ha permesso di seguire le ultime orbite della stazione spaziale cinese fuori controllo dal 2016. La stessa agenzia sottolinea che la maggior parte della navicella si è polverizzata attraversando l'atmosfera. Inizialmente la Xinhua aveva indicato due possibili zone di rientro: l'Atlantico meridionale e il Pacifico meridionale. Un'ora dopo l'impatto è giunta - rilanciata dall'Ansa - la conferma da parte del Joint Force Space Component Command (Jfscc) del Comando strategico degli Stati Uniti.





Eventuali frammenti potrebbero essere finiti agli antipodi dell'Italia, nelle acque tra l'arcipelago delle Isole Cook,  Polinesia meridionale (18mila abitanti sparsi su una trentina di isole e atolli) e - riporta il New Zealand Herald - l'arcipelago dell'Isole del Vento (Tahiti), Polinesia francese.  L'impatto, a est dell'isola di Rarotonga che ospita la capitale Avarua delle Isole Cook,  è avvenuto in pieno giorno, alle 12.15 locali e quindi eventuali scie nel cielo non sono risultate particolarmente visibili come invece è accaduto nel caso di altri rientri di parti di satelliti avvenuti di notte.

Le conferme sulle modalità del rientro richiedono tuttavia parecchio tempo per coordinare i dati di più enti internazionali. Il rientro era appunto "incontrollato" e inoltre non erano note, cinesi a parte, numerose caratteristiche tecniche del "palazzo celeste" il cui tracciamento risultava quindi particolarmente complesso. Gli stessi cinesi non hanno ufficialmente mai ammesso di aver perso il controllo della stazione. 

PUNTO NEMO
E' infine curioso notare che un rientro incontrollato abbia comunque portato la Tiangong non troppo (relativamente, molto relativamente) lontano dal cimitero per antonomasia di satelliti e navicelle, ovvero il cosiddetto Punto Nemo (o polo oceanico dell'inaccessibilità), quella zona del Pacifico più lontana da ogni terraferma. Si ragiona in migliaia di chilometri e il punto Nemo, dove da decenni vengono diretti satelliti e navicelle dismessi, è appunto appena a qualche migliaio di chilometri più a sud dell'area di caduta della stazione spaziale cinese:  insomma, non siamo poi così distanti se restiamo in ambiti di misure "spaziali". La Tiangong, in altre parole, sia pure senza controllo non si è poi comportata così male. Oppure, a vederla dalla parte di chi calcola le probabilità, ce n'erano in effetti molte di più che eventuali resti della stazione spaziale cinese finissero da qualche parte nell'oceano più vasto della Terra. Certo qualche possibilità in più rispetto a quella porzione di Italia via via sempre più ristretta considerata potenzialmente a rischio.

LA PARTE ORIENTALE DI LAMPEDUSA
Alla fine, nelle note della Protezione civile, prima di escludere del tutto l'Italia come indicava fin dall'inizio di questa vicenda il più elementare esame delle probabilità, siamo arrivati testualmente a indicare la "parte orientale dell'isola di Lampedusa", che solo a dirlo viene in mente una domanda: ma quanto è grande Lampedusa? Risposta: più o meno è lunga 10 km e larga 3. E allora quanto valeva quella "parte orientale" potenzialmente a rischio?

E pensare che sui media anglosassoni è stato detto più volte che la possibilità per un essere umano (non solo i 60 milioni di italiani, ma tutti i 7,5 miliardi di abitanti della Terra) di essere colpito da un frammento della Tiangong era una su un triliardo: una su mille miliardi di possibilità (così è inteso in lingua inglese il triliardo che in realtà vale un miliardo di miliardi). 


LE PREVISIONI 
Secondo l'Agenzia spaziale italiana il rientro era previsto di massima per le 2.39 (ora italiana) di lunedì 2 aprile con un margine di tre ore prima e di tre ore dopo. Per il Joint Space Operations Center del comando strategico degli Stati Uniti il rientro era fissato per le 2.25 (ora italiana). Nella notte la stazione cinese era scesa sotto i 150 km di altezza perdendo oltre 1,5 km/ora. Si azzardavano già in serata ipotesi sull'area dove potrebbero cadere eventuali frammenti: Papua Nuova Guinea e Isole Salomone, nell'Oceano Pacifico insomma, oppure nell'Atlantico meridionale.


L'Italia, come ampiamente prevedibile in base al calcolo delle probabilità assai vicine alle zero, è stata esclusa in serata dalla zona a rischio per il rientro della stazione spaziale cinese.

Lo ha detto all'Ansa Tommaso Sgobba, direttore della Iaas (International Association for The Advancement of Space Safety), sulla base delle previsioni del Joint Space Operations Center (JSpOC) Usa. Il JSpOC indicava il Sud Atlantico come la zona più probabile del rientro, ma non aveva escluso Sudamerica, Grecia, Turchia, Asia centrale e Cina. Nel corso della giornata di Pasqua l'Agenzia spaziale italiana e l'Agenzia spaziale europea hanno informato la Protezione civile della progressiva riduzione delle possibilità che frammenti della Tiangong raggiungessero l'Italia: possibilità del resto, come annunciato dagli esperti nei giorni scorsi, assolutamente remote che sono via via svanite. Da quattro possibili "fasce" di territorio italiano si è passati a due e quindi - si è letto in una nota della Protezione civile - a una solamente e per di più relativa a una parte davvero minima del territorio italiano ovvero  "la parte orientale dell'isola di Lampedusa". 




«La previsione di rientro in atmosfera ad 80 km della stazione spaziale cinese Tiangong 1 - si era letto in una nota diffusa in serata dalla Protezione civile - è stimata per il 2 aprile alle ore 00:39 UTC (ora italiana 2.39 del 2 aprile), con una finestra di incertezza tra le 2 e le 4 ore. Le previsioni di rientro sono soggette a continui aggiornamenti perché legate al comportamento della stazione spaziale stessa rispetto all'orientamento che assumerà nello spazio e agli effetti che la densità atmosferica imprime agli oggetti in caduta, nonché a quelli legati all'attività solare». Il Capo Dipartimento della Protezione Civile, Angelo Borrelli, in base agli aggiornamenti forniti dal tavolo tecnico, che resta riunito in seduta permanente, ha disdetto in serata la convocazione del Comitato Operativo nazionale, previsto sia per analizzare gli scenari che per prendere le dovute decisioni in tempo reale.


LA CURIOSITA'
Nell'improbabile caso di una caduta sul nostro Paese di qualche frammento della Tiangong 1, va ricordato che per accordi internazionali restano di proprietà della Cina. Quindi non potete prenderli o venderli. Per sicurezza, poi meglio non toccarli nemmeno. 


Aggiornamento ore 16,30 domenica 1° aprile I nuovi dati da poco elaborati dallo JSpOC (Joint Space Operations Center), il Centro del Ministero della Difesa statunitense, aggiornano l'impatto della Tiangong 1 con l'atmosfera terrestre alle 0,47 Ut (Universal time) del 2 aprile, ovvero alle 2,47 ora italiana. Nel pomeriggio la stazione spaziale che sfreccia  a oltre 28mila kmh si è abbassata fino a quota 150 chilometri.


(Il video della Tiangong-1 catturato dall'astrofilo Thierry Legaut la mattina di Pasqua mentre la Stazione spaziale cinese sorvolava i cieli della Francia, filmato ripreso alle 5,45 poco prima dell'alba....)


(.....mentre qui la ripresa effettuata in Nuova Zelanda alle 19,01 ora locale sempre il primo di aprile)

Aggiornamento ore 9,58 sabato 31 marzo Dal centro Esa arrivano gli ultimi aggiornamenti che spostano l'impatto della Stazione cinese con l'atmosfera terrestre al giorno successivo a Pasqua. Secondo gli ultimi dati lo "scontro" è previsto per le ore 0,42 Ut, ovvero le 2,42 della mattina del 2 aprile con uno scarto di più o meno 10 ore. Ora si attendono i calcoli del Joint Space Operations center statunitense.

Aggiornamento ore 0,20 sabato 31 marzo
I dati da poco elaborati dallo JSpOC (Joint Space Operations Center), il Centro del Ministero della Difesa statunitense, aggiornano l'impatto con l'atmosfera terrestre alle 21,29 UT (Universal time) di domenica primo aprile, quindi alle 23,29 ora italiana. Intanto questa sera alle 18,30 si terrà un ulteriore aggiornamento sul monitoraggio e sulle attività in corso  presso la sede del Dipartimento della Protezione Civile, via Vitorchiano 4.  All’incontro saranno presenti il Capo del Dipartimento della Protezione Civile, Angelo Borrelli e il Direttore dell’Ufficio Emergenze Luigi D’Angelo oltre ai referenti dell’Agenzia Spaziale Italiana.



Aggiornamento ore 21,30 venerdì 30 marzo
Secondo i dati dell'Asi, 'Agenzia Spaziale Italiana, il rientro della  Tiangong - 1 dovrebbe avvenire alle 11.25 italiane del primo aprile, con un margine ora ridotto a a più o meno 12 ore. Secondo i dati fin qui elaborati, a leggere il sito dell'Asi, «all’interno di questo arco temporale, le finestre di interesse per l’Italia, al momento riguardano il potenziale coinvolgimento delle regioni Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Umbria, Abruzzo, Molise, Lazio, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna». Gli esperti comunque confermano che la possibilità che uno o più frammenti della stazione spaziale Tiangong-1 possano cadere sul territorio italiano (terre emerse) corrisponde a una probabilità stimabile intorno allo 0,2%. «Le previsioni di rientro- è il commento dei ricercatori- sono soggette a continui aggiornamenti perché legate al comportamento della stazione spaziale stessa rispetto all’orientamento che assumerà nello spazio e agli effetti che la densità atmosferica imprime agli oggetti in caduta, nonché a quelli legati all’attività solare».


(Il video dell'Asi)

Ormai la data è quasi certa: il super controllo da terra a cui è sottoposta la stazione spaziale cineseTiangong-1 prevede l'impatto con l'atmosfera terrestre nelle prime ore di lunedì 2 aprile (vedi aggiornamenti in alto).
Fermo restando (almeno secondo il parere degli esperti) che «i rischi di danni sono davvero bassi», in quanto parte della stazione si disintegrerà nelle parti alte dell'atmosfera, e ciò che ne resterà avrà dimensioni tali da poter fare danni limitati, il nodo da sciogliere resta ancora il luogo dove il “Palazzo celeste" si sbriciolerà.

TRAFFICO AEREO
Intanto tra ingiustificate paure e allarmismi vari, l'ultimo in ordine di tempo arriva per ciò che riguarda i potenziali pericoli per il traffico aereo. «Contrariamente alla credenza che i sistemi spaziali vaporizzino interamente al rientro in atmosfera, sappiamo  che una parte, tra il 10 e il 4 per cento, sopravvive sotto forma di frammenti dalla massa compresa tra pochi grammi e centinaia di chili -è stato il commento di Tommaso Sgobba, direttore dell'associazione internazionale per la sicurezza spaziale Iaas (International Association for The Advancement of Space Safety)-. Se oggi i veicoli spaziali attivi nell'orbita bassa sono almeno 600 - ha detto ancora Sgobba -, nei prossimi dieci anni sono destinati a diventare 20 mila, questo significa che se attualmente i rientri avvengono una volta al mese, tra dieci anni ne avremo uno al giorno». ll progetto Asda (Aviation - Space Debris Collision Avoidance), proposto proprio dalla Iass, sta lavorando a un sistema di allerta per l'aviazione sul modello di quanto avviene per le previsioni meteorologiche.

LE STAZIONI SPAZIALI GIA' PRECIPITATE: SKYLAB E MIR
La Thiangong-1 non è la sola Stazione spaziale che si "vaporizzerà" contro l'atmosfera. L'americano Skylab cozzò rovinosamente l'11 luglio del 1979 spezzandosi in più parti. All'epoca la Nasa aveva effettuato manovre per far cadere i frammenti in una remota zona dell'Oceano indiano, invece i pezzi caddero, ma senza conseguenze, in Australia, a Sudest della città di Perth. Stessa sorte per la russa Mir che si schiantò contro l'atmosfera terrestre, attraverso i comandi da terra, il 23 marzo del 2001 nell'Oceano Pacifico.



IL MONITORAGGIO DALL'ITALIA
In Italia, a parte l'unità operativa della Protezione civile, il controllo ha due caratteristiche ben specifiche: il monitoraggio radar e quello visivo. Il primo è affidato a due radiotelescopi dell'Istituto nazionale di astrofisica (Inaf), ovvero al Sardinia Radio Telescope (posizionato in provincia di Cagliari, nel comune di San Basilio) e l'altro allo strumento Croce del Nord, di stanza a Medicina, vicino Bologna presso l'Istituto di Radioastronomia. «Grazie all’utilizzo contemporaneo di questi due strumenti -si legge in una nota dell'Inaf- è stato possibile, per la prima volta in Italia, fare un’osservazione radar “multistatica”, ovvero la ricezione ed elaborazione da ricevitori diversi dello stesso segnale riflesso da un detrito spaziale». Srt ha “catturato” l'immagine della Tiangong-1 lo scorso mercoledì e giovedì 29 quando la Stazione spaziale era sui cieli della Sardegna. In quel momento la sua velocità era di circa 7 km al secondo.

(Il passaggio della Tiangong-1 ripreso dal radiotelescopio Srt. Crediti: Inaf-P. Soletta, Osservatorio Astronomico di Cagliari)

LA RETE DI PRISMA
A giugno dell'anno scorso aveva già immortalato le immagini di un bolide che aveva illuminato i cieli di mezza Italia. Si tratta di uno degli strumenti di Prisma, il progetto aperto che vede la collaborazione di professisti e astrofili. Il progetto scientifico attualmente dispone di una rete di osservazione composta da 21 piccole camere-osservatorio poste nei luoghi più disparati del Paese: scuole, musei, centri culturali di divulgazione scientifica e anche sui tetti delle case di singoli appassionati di astronomia. Sono in arrivo un'altra ventina di postazioni. Le immagini del meteorite disintegratosi a giugno scorso erano state poi diffuse dall'Inaf, dopo che il bolide di massa fra i 50 e i 200 kg si era “sbriciolato” nelle fasi iniziali dell’impatto con l’atmosfera, ad una quota di circa 40 km, provocando l'incredibile “sciame”.

COME TRACCIARE LA STAZIONE SPAZIALE
Per seguire le fasi della stazione spaziale cinese ci si può avvalere di vari siti. In primis quello dello Space Debris Office dell’Ente spaziale europero (Esa). Poi c'è pure
l’Istituto Fraunhofer (High Frequency Physics and Radar Techniques FHR) che posta dati e immagini radar. Altri siti su cui seguire la traiettoria del Palazzo celeste sono Satflare, mentre su Heavens-above  è invece possibile impostare un avviso sui passaggi della Tiangong-1 sulle varie località italiane e mondiali. Intanto in Italia sono due i gruppi di non professionisti che hanno centrato l'oggetto cinese: il Gruppo Astrofili Montagna Pistoiese che ha ripreso la Stazione cinese lo scorso 9 marzo, e il Virtual Telescope dell'astrofisico frusinate Gianluca Masi.

enzo.vitale@ilmessaggero.it
 

Ultimo aggiornamento: 23 Febbraio, 03:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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