Dopo il 4 marzo in Italia c'è un altro centrodestra che non ruota più intorno a Berlusconi

Sabato 17 Marzo 2018
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Caro Direttore,
alcuni mesi fa Berlusconi disse che se perdeva le elezioni si sarebbe ritirato dalla politica e il giorno dopo, se ricorda, io le scrissi speriamo che mantenga la promessa e non faccia come il suo amico Renzi. Puntare sulla coerenza dei politici è perdita secca. Niente da fare, non solo: nonostante FI sia oramai il 4° (quarto) partito, Berlusconi rivendica la presidenza del Senato per il suo partito, la presidenza della Camera per il 3° partito (nonché alleato del centrodestra) e pretende di fare da regista per realizzare l'ammucchiata di governo)con il 2° partito italiano. E' iniziato il ricompattamento del sistema, con buona pace di un terzo degli italiani che non la pensano come lui. Bisognerebbe che un suo amico, autorevole e di buona volontà, le spiegasse che ha perso le elezioni nonostante una legge studiata e commissionata per far vincere le coalizioni, che in democrazia bisogna rispettare le minoranze ma soprattutto le maggioranze e che alla sua veneranda età potrebbe dedicare risorse, attenzioni e tempo per godersi i suoi nipotini. Lei cosa ne pensa?


Pietro Spera
Padova


Caro lettore, 
l'unica coerenza che molti uomini politici conoscono è quella delle loro contraddizioni. Quindi non mi sorprendono le giravolte post elettorali di Renzi e di Berlusconi, come non mi stupiscono i ripensamenti di Di Maio o Di Battista che dopo aver urlato la loro totale indisponibilità ad accordi con altri partiti, oggi vestono i panni dei tessitori di alleanze. Nelle mosse del leader di Forza Italia tuttavia intravedo anche una linearità. Provo a spiegarmi: Berlusconi, che non ha mai ipotizzato di ritirarsi dalla politica, sa benissimo che se si andasse di nuovo al voto in tempi rapidi, Forza Italia rischierebbe un crollo di consensi a vantaggio della Lega che quindi vedrebbe accrescere la sua leadership nel centrodestra. Il Cavaliere si muove quindi per evitare che ciò accada e cerca di coinvolgere il Pd in questo suo disegno per non lasciare il pallino del gioco in mano solo a Salvini e ai Cinquestelle. Si può non condividere questa strategia ma, nel confuso quadro emerso dalle elezioni, ha una logica. Il suo punto debole è che si tratta essenzialmente di una logica di attesa e di sopravvivenza. Il voto del 4 marzo ha sconvolto gli equilibri a destra non meno che a sinistra. Berlusconi è sempre stato il perno indiscusso e indiscutibile dello schieramento avverso alla sinistra: tutto ruotava intorno a lui. L'uomo di Arcore non faceva solo il regista, ma anche lo sceneggiatore, il costumista e il primattore. Oggi non è più così. E non è solo colpa dell'anagrafe.
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