I brigatisti che assassinarono Aldo Moro abbiano almeno la dignità di stare zitti

Venerdì 16 Marzo 2018
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Caro direttore, 
a 40 anni dal rapimento e dalla morte di morte di Aldo Moro cosa resta? Restano due preghiere: una di cordoglio per lui, rapito il 16 marzo ed ucciso il 9 maggio 1978, e per gli agenti della scorta ed una preghiera di vicinanza ai loro familiari. Resta l'ammonimento a non assolutizzare le idee. Nessuna idea: ciò conduce a violenza ed a morte! Resta la supplica al pentimento pubblico per chi ancora non ha voluto o non c'è riuscito. Resta la necessità di conoscere ancora di più e di parlare retoricamente di meno. Resta, in quest'epoca tormentata, il dovere di raccogliere il testimone, specie da parte dei credenti, della buona politica, fatta di lungimiranza, di generosità, di mediazione. 

Renato Omacini 
Lido di Venezia

Caro lettore, 
purtroppo a 40 anni dal rapimento di Aldo Moro resta anche l'amara constatazione che un parola continua ad essere assente nel vocabolario morale degli ex brigatisti che in questi giorni fanno passerella in televisione ricordando, a modo loro, quei tragici giorni. Questa parola è: dignità. La dignità di stare zitti, lontani dai riflettori e di comprendere che nulla, e certamente non le loro inutili parole, potrà giustificare l'insensato orrore di cui si sono resi responsabili. O la dignità di parlare, ma per svelare, finalmente, i molti lati ancora oscuri di quella controversa pagina di storia italiana. Nulla di tutto ciò. La superiorità etica di cui questi aguzzini della rivoluzione si sentono depositari, ieri li legittimava ad ammazzare le persone, oggi li legittima a dare lezioni di storia e di vita. Che tristezza.

    
Ultimo aggiornamento: 11:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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