Salvini: governo a noi. «Se serve sforeremo il 3%. Mai al governo con il Pd». E la Lega commissaria sei segretari provinciali su sette in Veneto

Martedì 13 Marzo 2018 di Paolo Calia
Matteo Salvini
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La Lega commissaria sei segretari provinciali su sette in Veneto e, allo stesso tempo, lancia messaggi non proprio pacifici a Forza Italia. Questo il riassunto di una giornata campale tra riunioni e veti incrociati. Si parte dal tentativo di costruire una maggioranza in Parlamento: obiettivo comune tra le due forze di centrodestra ma da raggiungere per strade diverse. Fra Lega e Forza Italia, che hanno in agenda un confronto al vertice a breve, continuano a pesare frizioni e divergenze su come arrivare al risultato. La prima strada è quella caldeggiata da Matteo Salvini, disposto ad aprire un confronto diretto coi 5 Stelle sulle presidenze delle Camere ma senza reclamare il governo a tutti i costi, anche per evitare che un fallimento depotenzi il risultato elettorale. La seconda, suggerita invece da Silvio Berlusconi, che pure rivendica al centrodestra e allo stesso Salvini di indicare la soluzione «più opportuna», guarda «anche al Pd» per scongiurare la prospettiva di un ritorno alle urne, considerato come un «pessimo segnale per la democrazia». Il solco tra i due leader pare molto ampio. Salvini è stato tranchant di fronte alle parole che Berlusconi ha affidato a un'intervista al quotidiano la Stampa. «Gli italiani - ha detto il leader del Carroccio al termine della prima riunione del Consiglio federale post-voto - non ci hanno votato per riportare Renzi al governo, e neanche Gentiloni. Non andremo mai al governo se non potremo fare quello che vogliamo realizzare: cancellare la legge Fornero, controllare l'immigrazione clandestina, ridiscutere i trattati europei. Su questi punti, chiederemo in Parlamento i voti». 

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LE PRESIDENZE
Ma il primo passaggio istituzionale sarà la scelta dei presidenti di Camera e Senato. Salvini ha negato problemi con Forza Italia («ci vediamo questa settimana»), ma ha già lanciato segnali al Movimento 5 Stelle per dividersi le due massime cariche del Parlamento. «È giusto che decida chi ha vinto le elezioni, cioè Lega e M5S», ha rimarcato il capogruppo leghista uscente al Senato, Gianmarco Centinaio. Forza Italia invece sarebbe disposta a cedere una presidenza al Pd, come ha sottolineato anche il capogruppo uscente alla Camera Renato Brunetta: «È il centrodestra nel suo insieme che ha vinto e che potrebbe anche dire diamo una presidenza delle Camere al Pd, nella linea di un percorso da costruire, di un appoggio esterno al prossimo governo».
 
IN FRIULI
Nel dialogo a distanza tra Forza Italia e Lega una partita importante la gioca anche il Friuli. Forza Italia, pur di evitare di tornare a votare a breve, è disposta a fare di tutto. Il suo piano prevede di lasciare alla Lega il candidato in Friuli (dovrebbe essere Massimiliano Fedriga) e di strappare al Carroccio almeno un appoggio esterno ad un esecutivo di transizione qualora Salvini non trovasse un accordo politico in Parlamento. Senza un'intesa si rischia la rottura nel centrodestra. Berlusconi è pronto alle mani libere, tanto che qualche dirigente non esclude che possa addirittura partire un governo M5S con il meccanismo dell'astensione tecnica. Il Cavaliere ribadisce di non voler mai un'alleanza con i 5 Stelle ma nel nome della stabilità «Berlusconi potrebbe fare accordi anche con il diavolo», ipotizza un esponente nel centrodestra. E se la Lega volesse andare subito alle urne in FI si pensa a stringere un asse con Fdi: «La Meloni è in difficoltà, potrebbe fare la destra di FI».

IN VENETO
In questa partita a scacchi si inseriscono anche i nuovi equilibri all'interno del Carroccio Veneto.

Ieri il consiglio federale presieduto da Salvini ha negato la tanto attesa deroga per i segretari provinciali veneti eletti in Parlamento. Per tutti, quindi, arriverà il commissariamento. Dovranno quindi lasciare il proprio posto il bellunese Paolo Saviane eletto in Senato; il veneziano Sergio Vallotto (Camera); il padovano Andrea Ostellari (Senato); il vicentino Erik Pretto (Camera), il veronese Paolo Paternoster (Camera) e il trevigiano Dimitri Coin (Camera). Gianantonio Da Re, segretario nazionale, però getta acqua sul fuoco: «Nessuna sorpresa - dice - il nostro Statuto è chiaro. Però in quelle province dove si andrà al voto per le amministrative (Treviso e Vicenza ndr) il commissario verrà nominato solo dopo le elezioni. Non cambierà quindi niente. Altra cosa: i commissari li nominerò io, quindi stiano tutti tranquilli che la linea già tracciata non cambierà». Capitolo congressi: «Tutti i segretari, a parte Dimitri Coin appena rinnovato, sarebbero stati in scadenza entro settembre ottobre - continua Da Re - quindi i commissari dovranno accompagnare le province ai congressi. Stessa cosa varrà per Treviso, ovviamente. I congressi si faranno non prima di ottobre-novembre».

Ultimo aggiornamento: 14 Marzo, 10:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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