Nel mio blocco di appunti presi durante la settimana milanese della moda c’è un riquadro intorno a un nome: Giuliana Cella. Significa qualcosa di diverso, di non assemblabile, qualcosa di segreto.
Sono andata nella sua show room - che non è una show room vera e propria ma una tana, un relais tutto rivestito d’oro che si affaccia su Via Manzoni - che permette alla pantera che non cede al tempo che passa , per agilità intellettuale e per grinta, di osservare dalla finestra il passaggio e il passeggio, a due passi dal Grand Hotel de Milan.
Non era in calendario la sua collezione ma vivo da troppo tempo la moda come frequentazione professionale per non sapere che - se volevo vedere qualcosa di originale, qualcosa di autenticamente innovativo, se volevo incontrare la bellezza tradotta in tessuti , in abiti , in frammenti artistici da indossare - dovevo passare furtivamente per questo indirizzo noto solo ai vip che da sempre - per assicurare al guardaroba qualcosa di inedito, di diverso - inseguono la fantasia esotica di Giuliana Cella , ben conosciuta comunque dalla crème degli addetti ai lavori, stampa, fornitori di prodotti d’alta gamma, creativi in cerca d’autore.
Giuliana Cella non è una stilista tout court, ma è un’artista che non concede nulla alle sollecitazioni di una contemporaneità fine a se stessa che comunque è ben presente in tutta la sua produzione. Il trend internazionale, il mood che serpeggia trasversale e ripetitivo tra tutte le collezioni in gara per presentare moda, da Giuliana Cella diventa “galleria d’arte e di eleganza”: proposta concettuale elitaria signorilissima. Qui , nell’antro di Giuliana Cella abita il talento di ricercatrice capace di scovare tessuti di bellezza rara o di inventarli spinta dal desiderio di realizzare quel tal modello che ha in testa, avulso da qualsiasi sollecitazione esterna. E se non trovasse il tessuto giusto per realizzarlo lo inventa lei quel tessuto , ne calibra il peso, la trasparenza, la morbidezza, il carattere.
Dolcissima, superfemmina ancora bella nonostante gli anni portati con signorile semplicità, innamorata di ciò che è bello e di ciò che ci aiuta a diventare belli, Giuliana mi lascia spiare le ultime proposte , la sua collezione segreta, i capi più “narrativi” del suo mondo che ora ha presentato anche ufficialmente al suo pubblico. Mi parla con la voce piana e scivolata accarezzando uno dei suoi “velluti” fiammati usato per lo splendido cardigan , cappe e blouses di chiffon devorè , arricchite da un ricamo che ricalca fiori veri, le viole, i fili d’erba verde su giacche, cappe double, tuniche e caftani di sapore orientale con riferimenti culturali che evocano li estetismi di Fortuny . Grandi colli sciallati per giacche di damasco, completi in crepe a effetto plissè. Ma non bastano gli abiti e le mises immaginati per tante diverse occasioni: pezzi d’arte per la collezione 2018-19 sono anche gli accessori, le bellissime borse inedite super ricamate che Giuliana Cella presenta con la semplicità dei grandi.
E’ la semplicità – accompagnata al talento - la grande dote di questa artista della moda che si tiene defilata dalla globalizzazione che nel nostro tempo ha travolto ogni settore, per chiudersi in una scelta elitaria che ha come musica il silenzio, i toni sommessi, la gentilezza colta , l’estro irrinunciabile che rifugge sempre banalità e volgarità anche nella scelta sapiente dei colori che la Cella abbina con intuito pittorico. E noi là, basiti, ad ammirare “quadri” di tessuto che nel nome dell’arte e della moda italiana, Giuliana Cella realizza per continuare a raccontarsi - e raccontarci - il suo sogno griffato.
Ultimo aggiornamento: 03:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA
MODI E MODA di
Luciana Boccardi