Quando titolavo un pezzo d’attualità nel 1968 “Zoccoletti e riccioletti” per raccontare le avventure della ribellione femminista affidata in gran parte alla “moda” non immaginavo che oggi, febbraio 2018, stiamo usando le stesse titolature per raccontare il look che la Maison Dior, con firma di Maria Grazia Chiuri , propone alle donne alla cui battaglia femminista (che nel ’68 vede l suo avvio concreto e compatto) la stilista ha dedicato una ricerca approfondita che comprende la protesta lasciata sui muri idi Casa Dior, n Avenue Montaigne per stimolare l’adesione di Monsieur Dior alla minigonna appena partorita dalla fantasia di Courreges - e subito dopo di Mary Quant - considerata un “oggetto” simbolo per la battaglia che si snodava lungo le strade di Parigi a colpi di sonagli e di coperchi di pentole battuti come grancassa. In realtà, come ci ha confermato la sfilata Dior, presentata appunto come revival stilistico sessantottino, la moda delle femministe - oltre che sugli immancabili zoccoletti e riccioletti - puntava su gonne lunghe svolazzanti , in chiffon policromo anche d’inverno, ched sbucavano irriverenti da immensi maglioni , i lunghissimi cardigan di lana lavorata a crochet. L’uncinetto fu lo strumento a volte inneggiato come amico e compagno del tempo femminile a volte osteggiato e condannato come nemico dell’evoluzione femminista tout court, simbolo della “dipendenza” femminile , della mitezza, dell’accettazione. !La maglia all ‘uncinetto , nelle versioni di bellezza inimmaginabile, ha dominato la collezione Dior per il prossimo autunno-inverno confermando per la Chiuri quell’attestato di coerenza che la vede impegnata sul fronte sociale , attenta alle esigenze che pervengono non solo dai salotti ma dalla strada dove fa sfilare ragazze con completi attualissimi che solo “chi l’ha visto” riconosce come revival del clima di cinquant’anni fa.
Parigi sforna il suo pret-à-porter con il verbo importante di Galliano che per Margiela Artisanal punta deciso sulla determinazione. Nessuna incertezza per il suo look che soprattutto nei capospalla, nei blouson ampi, voluminosi e coloratissimi scrive una pagina di stilismo ad alta caratura. Colori violenti con Galliano/Margiela anche per il trucco : metti un giubbotto bluette con labbra blu, uno ruggine con labbra rosso ruggine, giaccone nero con labbra nere, e avanti con i colori portati anche sul viso.
Di colori abbiamo ancora l’eco caldissima delle sfilate milanesi. Ripassando ciò che abbiamo sottolineato nel taccuino che riporta i momenti clou di ogni presentazione vogliamo tornare su Etro che nei percorso stilistico di Veronica Etro persegue la sua cultura tra Occidente e Oriente, con accostamenti tra tessuti superbi invasi da colori che si ritrovano poi in mix nei capi over, nei cappotti, nelle cappe, nelle tuiniche poncho. Qualcosa di folk, qualcosa dèco, il motivo pailsey anche in versione jacquard, che contrassegna ormai l’eleganza Etro affidata a un lungo viaggio virtuale senza confini , verso terre lontane dove la sovrapposizione di colori e motivi tradizionali, persino la riproposta dei disegni di tappeti preziosi , si rincorrono per un mood ineguagliabile che rende riconoscibile a distanza questa griffe.
Ultimo aggiornamento: 00:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA
MODI E MODA di
Luciana Boccardi