Conoscere l'italiano non è una pretesa eccessiva nè per i giornalisti nè per i politici

Venerdì 23 Febbraio 2018
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Egregio Direttore,
mi riferisco alla Sua risposta del 22 febbraio u.s., al Sig. Rossani, con la quale evidenziava che se gli errori di grammatica si ripetono da parte di un candidato premier, sarebbe perlomeno lecito attendersi la conoscenza della lingua italiana. Pienamente condivisibile la Sua osservazione: in proposito, peraltro, mi viene in mente l'episodio che ci raccontava la mia professoressa delle scuole medie per farci capire la differenza fra te e tu: «scusa, ormai ci conosciamo, possiamo anche darci del te?» Risposta: «Certamente, a me piace con il limone». Ora, quanti giornalisti, che dovrebbero essere ineccepibili sotto l'aspetto della conoscenza della lingua italiana, adoperano continuamente il pronome te complemento al posto del tu soggetto? Non parliamo poi dell'uso di congiuntivo e condizionale, e di altri ridicoli errori apparsi in articoli di Suoi collaboratori, sul Suo giornale, che io stesso, nel passato, mi son sentito in obbligo di sottoporre alla Sua attenzione, a titolo personale, senza pubblicità alcuna. Condivido con Lei: è un problema di competenza e credibilità. A mio avviso, sarebbe lecito attendersi anche da questa categoria la conoscenza della lingua italiana, a meno che, come dice Lei, non si voglia riservare alla stessa il trattamento speciale da Lei escluso nei confronti del M5S.
P.S. Non escludo che
anche in questa mia ci possa essere qualche strafalcione, ma io non sono né candidato Premier, né giornalista.
G. B.
Mogliano Veneto

Caro lettore,
nei confronti della grammatica e della sintesi chi è senza peccato scagli la prima pietra. I giornalisti commettono certamente errori che, proprio per il lavoro che fanno, non dovrebbero commettere. Ma per quanto ambiziosa e autoreferenziale possa essere la nostra categoria, c'è una certa differenza tra chi scrive su un giornale e chi aspira a governare un Paese. In ogni caso il fatto che i giornalisti commettano talvolta errori grammaticali non è una buona ragione per i politici di imitarli e non ci esime dal segnalare sui nostri giornali gli strafalcioni del deputato o ministro di turno. Nonostante tutto la politica è una cosa seria o almeno dovrebbe esserla. Chiedere che chi vuol governare l'Italia, a qualunque forza politica appartenga, parli correttamente l'italiano non ci sembra una pretesa eccessiva. Dopodiché ne abbiamo viste talmente tante che forse ci capiterà anche un premier che inciampa sui congiuntivi. Ma questa è una decisione che compete agli elettori.
 
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