«Io Erostrato? Macchè, sono tranquillo, non ho fatto nulla»

Lunedì 19 Febbraio 2018 di Olivia Bonetti
«Io Erostrato? Macchè, sono tranquillo, non ho fatto nulla»
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BELLUNO - «Sono tranquillo, io non ho fatto niente, se la Procura mi chiamerà spiegherò tutto». Risponde così il 72enne pensionato, Nemesio Aquini, finito con il figlio nell'inchiesta sul caso Erostrato, lo pseudonimo con cui si firma il mitomane che da mesi tiene sotto scacco Cesiomaggiore, nel Bellunese. L'indagato, per ipotesi che vanno dal procurato allarme, minacce gravi fino alla tentata estorsione, cerca di sottrarsi ai giornalisti di televisioni nazionali che, ieri, lo hanno assediato sotto casa. Lui, originario del Veneziano (anni fa abitava a Marghera in via Francescano 2/b), si dice estraneo a quegli episodi. È barricato nel suo appartamento al terzo piano di via Roma, in centro a Cesio, in un silenzio totale. Lo rompe solo per un giornalista, invitato a entrare in casa: è l'unico che ha avuto il permesso di salire nell'abitazione. È il cronista a cui Erostrato aveva indirizzato le sue lettere.

I DUBBI
«Perché parla solo con lui?», gli chiediamo. «Vuole sapere perché?», risponde Aquini al citofono lasciandoci con il fiato sospeso. Poi chiude senza tante parole con un «perché sono fatti miei». E quando gli chiediamo se è tranquillo, visti i pesanti reati ipotizzati risponde: «Sì sono tranquillo». Tutti gli altri tentativi di avere spiegazioni sono andati a vuoto. «Le dico solo una cosa - conclude al citofono - vada dietro al cimitero di Cesio, c'è un murales lungo diversi metri a un'altezza di due metri. Come avrei fatto io ad aver compiuto una cosa del genere?». Dietro il cimitero ci sono le tracce del primo attacco rivendicato da Erostrato: scritte a sfondo razzista con insulti al sindaco e simboli nazisti, che ormai sono state cancellate. Erano comparse all'inizio del luglio scorso: un murale tracciato per metri sul muro di cinta con vernice spray rossa. Un uomo di 72 anni, con qualche problema di salute, con un'altezza che non arriva al metro e 70 può esserne l'autore?

LA FAMIGLIA
Se il 72enne qualche parola l'ha detta, la moglie Fiorella Vescovo ha sbattuto la porta in faccia ai cronisti, rischiando anche di ferire qualcuno. Non si è mai visto invece il figlio trentenne, indagato con il padre. È rimasto in casa. Non è solo l'inchiesta che accomuna padre e figlio. C'è anche la passione per i pensatori antichi: entrambi sono stati anche iscritti alla facoltà di Filosofia. In famiglia poi c'è la curiosità per i testi di magia, sette, e oggetti esoterici.

IL PASSATO
Il 72enne ha lavorato impiegato per anni a Venezia all'Agenzia delle Dogane del Veneto. È stato coadiutore meccanografico di quarto e quinto livello per l'amministrazione delle Finanze dal 1973. La sua vita lavorativa cambiò però quando denunciò una serie di episodi di malaffare all'interno dell'ufficio delle Imposte dirette di Venezia. Era il 1986 e iniziò nei suoi confronti il mobbing: demansionamenti, trasferimenti, fino all'ultimo a Treviso quando venne confinato in uno sgabuzzino. Nel 1998 era arrivato nel Bellunese, a Sedico. È rimasto a vivere in provincia: prima a Pedavena, poi a Cesiomaggiore.

IL CORAGGIO
«Sono malato, lasciatemi in pace», chiude Aquini. La svolta della vita professionale di Nemesio Aquini, ma anche e soprattutto personale, risale al 1986: all'epoca era in servizio alle Imposte dirette di San Marcuola, a Venezia, quando venne a conoscenza di episodi di corruzione concussione commessi da funzionari e impiegati dell'ufficio. Presentò denuncia alla Procura facendo scattare un'inchiesta dell'allora giudice istruttore Francesco Saverio Pavone, che coinvolse una trentina di persone, per presunte mazzette in cambio di favori (vennero condannati una decina di dipendenti). Da allora però è iniziata l'attività persecutoria nei suoi confronti sul posto di lavoro. Per colpa delle vessazioni subìte si è ammalato e le Dogane furono condannate dal Tribunale a risarcire l'impiegato i danni di tipo biologico-esistenziale da lui patiti.

GLI ATTACCHI
Se Nemesio, che porta il nome di un filosofo greco antico, fosse Erostrato, il criminale greco antico che incendiò una delle sette meraviglie, avrebbe avuto grande freddezza. La casa dove abita la famiglia Aquini infatti è praticamente di fronte alla canonica e è vicinissima al Municipio. Se l'attacco fosse arrivato da qualcuno che abita lì non sarebbe improbabile che siano anche rimasti a godersi lo spettacolo dal terrazzo. Un'immagine questa che riporta sempre e comunque agli antichi.
 
Ultimo aggiornamento: 20 Febbraio, 12:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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