L'occupazione si migliora puntando e investendo sul lavoro non distribuendo sussidi a pioggia

Sabato 13 Gennaio 2018
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Caro direttore,
ho letto sull'edizione di ieri la lettera sugli occupati in crescita. Se mi permette non sono d'accordo né con il lettore né con Lei. Gli occupati nel 1977 (circa 23 milioni) che si dice pari agli attuali, non tengono conto dello sviluppo tecnologico dal 1977 ad oggi che ha causato una certa espulsione di soggetti dal ciclo lavorativo a causa delle innovazioni produttive. Inoltre noi parliamo sempre di dati ufficiali cioè forza lavoro in regola ma non si tiene conto che a seguito di prepensionamenti dal 1977 ad oggi in virtù di leggi molto favorevoli sono stati collocati migliaia di lavoratori in pensione che però data l'età apparentemente giovane occupano magari in nero posti di lavoro che dovrebbero andare alle nuove generazioni. Infine, bisogna tenere presente il fatto della delocalizzazione cioè trasferimento in altri paesi più vantaggiosi di molte attività produttive, quindi un calo naturale sul fronte occupazionale. Quindi aver anche mantenuto un rapporto occupazionale tra 1977 ed oggi positivo non mi sembra cosa da poco. Vedremo chi vincerà le elezioni cosa proporrà: si parla di redditi di cittadinanza, aumenti delle pensioni ed altro, tutte formule che non creano a mio avviso posti di lavoro. Se ad un giovane anziché offrire del lavoro si dà un sussidio di 600/700 euro mensili, è invogliato a lavorare quando ne percepirebbe circa 1.000-1.200 in base alla media salariale attuale?


Giuliano R.

Caro lettore,
il problema non è cosa farà chi vincerà le elezioni, ma l'uso corretto e non strumentale dei numeri e delle statistiche. Come ho scritto aver superato quota 23 milioni di occupati è un dato positivo e incoraggiante. Ma questa cifra non è paragonabile al dato del 1977 perché allora la popolazione italiana era di quasi 5 milioni inferiore rispetto a quella attuale. La tecnologia, la delocalizzazione all'estero di attività produttive e il lavoro nero sono fenomeni reali ma non hanno una relazione diretta con i numeri analizzati: non stiamo discutendo le ragioni che hanno provocato la riduzione degli occupati nel corso degli anni, ma confrontando dati a 40 anni di distanza. E quei dati dicono che nel 1977 il tasso di disoccupazione era del 6,5%, oggi invece è superiore all'11%. Quindi, dal punto di vista dei livelli occupazionali siamo ben lontani dai livelli di 40 anni fa. Non è una critica al governo, è un dato di fatto. Da cui partire per definire le politiche future. Che dovrebbero incentivare la creazione di lavoro e migliorarne la qualità (anche dal punto di vista retributivo), non dispensare sussidi che, seppur etichettati diversamente, altro non sono che una riedizione di vecchie politiche assistenziali. Dannose per tutti. Alla lunga, anche per chi li riceve.
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