Nessuno può sentirsi offeso dalla pronuncia del nome di Gesù

Giovedì 4 Gennaio 2018
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Caro direttore,
come oramai accade da troppo tempo anche in occasione dello scorso Natale i mass media hanno riportato notizie riguardanti le attività svolte nelle scuole con iniziative che dimenticano non le convinzioni religiose ma semplicemente le tradizioni del nostro Paese.
Nel nome del rispetto della sensibilità dei bambini appartenenti a religioni e culture diverse dalla nostra si cancella la millenaria tradizione cristiana alla quale da sempre il nostro popolo è legato magari anche senza trasformarla in dogma religioso.
Ultimo in ordine di tempo l’episodio accaduto in una scuola primaria del Friuli dove il nome di Gesù è stato sostituito con Perù per non turbare la sensibilità di bambini non cristiani. Mi chiedo se questo sia veramente il modo per integrare e rispettare chi arriva in Italia con culture e religioni diverse.
Veramente nascondendo chi siamo possiamo pensare di accoglierli ed integrarli meglio? Credo che persone e idee diverse si possano incontrare, comprendere e integrare nella difesa e nel rispetto delle loro storie e non nascondendole in nome di un assurdo concetto di rispetto dell’altro.
Un episodio come quello della scuola friulana andrebbe a mio avviso perseguito dalle autorità scolastiche che dovrebbero assumere i necessari provvedimenti a carico dei responsabili di questo scempio della nostra storia.

Maurizio Conti
Portogruaro

Caro lettore,
mi sembra evidente che iniziative di questo tipo non hanno nulla a che fare con l’integrazione ma sono sintomi di subalternità culturale. Sono figlie di un atteggiamento che scambia il rispetto per le altre culture e tradizioni con il disprezzo o l’indifferenza per la propria.
Francamente non credo che nessun bambino, da qualunque Paese provenga e qualunque sia la religione professata dalla sua famiglia, provi disagio a sentir pronunciare la parola Gesù o a vedere a Natale un presepe. Sono anzi tutte queste occasioni per confrontarsi con il mondo in cui deve vivere e crescere. Non per costrizione ma per scelta se non sua della sua famiglia.
Da adulto potrà poi fare le scelte che ritiene più opportune e praticare il culto religioso che preferisce. In assoluta libertà. Cosa che, con ogni probabilità, nel suo Paese di provenienza o in quello dei suoi genitori, non sarebbe possibile. Ma anche questo è un aspetto che spesso viene dimenticato o sottovalutato.
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