Fitofarmaci nei campi: 20% in meno per paura di danni alla salute

Domenica 31 Dicembre 2017
Nel Bellunese si fa sempre meno uso dei fitofarmaci: Confagricoltura punta decisa ad una terra "bio"
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Meno fitofarmaci nell’agricoltura bellunese. A dispetto del piccolo “boom” di nuovi vigneti e dell’aumento della paura annessa e connessa, i dati raccontano un’altra storia. Raccontano di un trend in diminuzione per quanto riguarda l’utilizzo della chimica. Soprattutto di un calo nell’uso dei prodotti che risultano nocivi per la salute umana. Negli ultimi anni i fitosanitari hanno perso il loro appeal. Anche tra gli agricoltori bellunesi, che pure erano (e sono) i meno abituati ad usare aiutini chimici tra tutti gli imprenditori agricoli del Veneto. Certo, Verona e Treviso (con Bardolino, Soave, Prosecco e compagnia “brindante”) hanno estensioni di colture completamente diverse rispetto ai numeri del Bellunese. Ma nel suo piccolo, anche la provincia dolomitica ha attraversato una fase di “amore” per i fitofarmaci. Fase che sembra in via di guarigione. 

A scattare la fotografia è il Rapporto Fas (acronimo che sta per Fitosanitari Ambiente Salute) stilato dall’Arpav. Il documento, pubblicato qualche giorno fa, è relativo al 2016 (del resto, i dati del 2017 saranno disponibili solo nei primi mesi del prossimo anno). E dice chiaramente che nel corso dell’anno l’agricoltura bellunese ha utilizzato 35.155 chilogrammi-litro di prodotti fitosanitari. Di questi, 3 chili-litro sono stati di prodotto molto tossico e nocivo, 7.774 chili-litro di prodotto nocivo e irritante, 1.843 chili-litro di prodotto tossico-cancerogeno, mentre la maggior parte (22.752 chili-litro) di prodotto pericoloso per l’ambiente acquatico (il resto arriva da prodotti non eccessivamente pericolosi).
  
Ultimo aggiornamento: 10:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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