Truffa con i corsi di formazione:
condannati tre esponenti di Cielle

Giovedì 27 Marzo 2014 di Luca Ingegneri
Il Centro Luciani, sede di Comunione e Liberazione a Padova
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PADOVA - Tre condanne, un’assoluzione e sei prescrizioni. Ha ricalcato fedelmente le richieste della pubblica accusa, rappresentata dal pm Vartan Giacomelli, la sentenza sulle truffe attribuite alla Dieffe, la società cooperativa per l’attività di ricerca didattica della Compagnia delle opere. Il tribunale di Padova ha ritenuto provati gli illeciti amministrativi nella rendicontazione dei rimborsi regionali per i corsi formativi sostenuti dalla cooperativa.



Sono stati condannati ad un anno e quattro mesi di reclusione ciascuno Fabio Di Nuzzo, 47 anni, legale rappresentante della Dieffe, e Federico Pendin, 41 anni, responsabile amministrativo della cooperativa. Ad entrambi è stata concessa la sospensione condizionale della pena. Otto mesi di reclusione sono stati inflitti ad Alberto Raffaelli, 54 anni, presidente del Cda di Chronos srl, società accusata di aver emesso fatture nei confronti di Dieffe per attività fittizie.



Il giudice ha poi assolto per non aver commesso il fatto Simone Zanon, 53 anni, direttore della formazione. Per gli altri sei imputati è stata pronunciata una sentenza di non luogo a procedere in quanto le imputazioni risultano coperte dalla prescrizione. Sono così usciti indenni dal processo il leader di Comunione e Liberazione Graziano Debellini, legale rappresentante dell'"Istituto Romano Bruni", la responsabile amministrativa di Dieffe Paola Bertoldo, il legale rappresentante di Custodia srl Alessio Guglielmo, il presidente del Centro provinciale di istruzione professionale edile Massimo Nicolini, il rappresentante di Vecomp impresa Andrea Gastaldo, e il responsabile della gestione dei corsi di formazione di Vecomp Impresa Luca Castagnetti.



Inutilmente Debellini si era battuto fino all’ultimo per ottenere un verdetto di completa assoluzione. Con l’estinzione del reato per prescrizione restano infatti validi i risarcimenti riconosciuti alla Regione Veneto. Prima della requisitoria del pm sette dei dieci imputati (Di Nuzzo, Pendin, Bertoldo, Gastaldo, Debellini, Raffaelli e Zanon) avevano restituito alla Regione Veneto complessivamente 184mila euro. Un assegno da 12.500 euro era stato sottoscritto da Graziano Debellini. L’accordo siglato con l’ufficio legale di Palazzo Balbi prevedeva la restituzione integrale delle somme versate nel caso in cui il Tribunale avesse pronunciato una sentenza assolutoria.
Ultimo aggiornamento: 28 Marzo, 08:08

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