«Spilla razzista della principessa? Macché, quello è il moro di Venezia»

Domenica 24 Dicembre 2017 di Davide Scalzotto
La principessa e la spilla contestata
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VENEZIA -  Proprio con Venezia doveva cozzare l’atavica ossessione inglese per il “politically correct”. Proprio con la città del Moro di Venezia, l’Otello, la città del primo grande “melting pot” della storia.  Va a capire dove sta la gaffe, nella vicenda che ha costretto la principessa del Kent Marie Christine von Reibnitz a scusarsi per aver indossato una spilla con un moretto ritenuta “razzista e coloniale” al pranzo prenatalizio di Buckingham Palace con il principe Harry e la fidanzata, la bella attrice Meghan Markle, di origine afroamericana. Tanto è bastato per scatenare lo sdegno: ma come, la principessa del Kent si presenta al cospetto della futura principessa di casa reale, indossando una spilla con testa di moro, rievocazione dell’epoca coloniale inglese? Quale sgarbo... 

La notizia, come si dice, è diventata virale. Ma poco importa che la gaffe sia della principessa del Kent per l’improvvido - secondo alcuni, molti - sfoggio, o dei crociati del “polticamente corretto” che, dai social alla stampa, l’hanno costretta a rinnegare quel pezzo pregiato senza conoscerne storia e valore.
Perché si dà il caso che quella spilla sia veneziana, venduta a Venezia, fatta a Venezia. A San Marco, per la precisione. E che da Venezia si levi una protesta mista di orgoglio e incredulità. «Non c’è dubbio che quella spilla (dal costo di circa 4mila euro, ndr) sia nostra, fatta a Venezia, al 99% venduta nel nostro negozio», puntualizza Alberto Nardi, gioielliere di San Marco, che a quella spilla con la testa di moro ha accostato il nome di famiglia. «Ma prima che essere il “moretto di Nardi”  quello è il “moretto di Venezia”. E non ci sto a sentire dire che si tratta di un oggetto dal significato razzista e coloniale. Ma scherziamo?». Nardi, che ha anche insegnato Storia del gioiello all’università di Ca’ Foscari, prova a spiegarglielo. «Allora, quella spilla appartiene a una collezione precisa, che si chiama “Rinascimento”. Conosco la principessa di Kent, ma non credo che l’abbia acquistata lei nel nostro negozio in piazza San Marco». 



 

Ultimo aggiornamento: 27 Dicembre, 10:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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