In Catalogna hanno vinto gli indipendentisti, ma ora va trovata una soluzione politica

Sabato 23 Dicembre 2017
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Egregio direttore,
alla fine il popolo catalano, a cui era stato vietato di fare un referendum sull'indipendenza, ha votato e il responso elettorale è chiaro a chiunque. Gli indipendentisti hanno trionfato. La Catalogna non ne vuol sapere di essere Spagna. Vuole fare da sè. Essere completamente autonoma e indipendente. Al governo spagnolo, dopo tale pronunciamento popolare, non resta che prenderne atto. E così pure al re che, in modo un po' avventato, si era schierato contro i catalani.

Luigi Bison
Padova



Caro lettore,
mi sembra evidente che nelle elezioni catalane abbia perso il premier spagnolo Mariano Rajoy e abbia vinto lo schieramento dei partiti indipendentisti. Il primo ministro è stato il più determinato fautore della linea dura contro il presidente catalano Puigdemont e i suoi alleati. Ha voluto il voto a breve termine nella convinzione di poter riportare rapidamente la situazione sotto il suo controllo e gli unionisti al governo. È stato sconfitto su tutta la linea: ha trasformato le elezioni in un referendum pro o contro l'indipendenza e ha perso nettamente. Ora dovrà prendere atto del fallimento della sua strategia e venire ai patti, ma da posizioni di minor forza, con i suoi avversari. Al contrario, i partiti indipendentisti, nonostante i molti errori commessi e l'assenza sul campo di alcuni leader costretti a fuggire all'estero o rinchiusi in carcere, sono riusciti a portare a votare un numero straordinario di catalani. Nonostante il giorno feriale e la prossimità delle vacanze natalizie, giovedì oltre l'84 per cento degli aventi diritto si è recato alle urne: un vero record. E il risultato è chairissimo: gli indipendentisti hanno vinto. Ora c'è solo da sperare che, da entrambi i fronti, si abbassino le armi e i toni. Il responso popolare non lascia dubbi sulla volontà separatista dei catalani e questo è un dato politico importante che il governo centrale spagnolo, a questo punto, non può più ignorare. Ma la soluzione che va trovata è politica. Le azioni giudiziarie e le contrapposizioni di piazza devono lasciar posto al confronto e alla trattativa. Altre strade non esistono. O portano verso sbocchi pericolosi. Per tutti.
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