Le polemiche sul ritorno della salma del re: un Paese deve saper fare i conti con la propria storia

Mercoledì 20 Dicembre 2017
23
Caro direttore,
ci sono re e presidenti validi e re e presidenti invalidi. Ogni nazione ha avuto ed ha gli uni e gli altri. Il re italiano Vittorio Emanuele III firmò le leggi razziali, proposte da Mussolini, con tutte le crudeli conseguenze nei confronti dei cittadini italiani ebrei. Nessun perdono, nessuna giustificazione per questo, come nessun perdono e nessuna giustificazione per i promotori e gli autori delle pulizie etniche passate, presenti e future. Il re danese Cristiano X, durante l'occupazione tedesca della Danimarca, rimase imperterrito a Copenaghen e disse a Hitler: «Se i miei concittadini danesi ebrei dovranno mettere la stella gialla, allora la metterò anch'io». Continuò a cavalcare per le vie di Copenaghen con una decorazione in più sul petto: la stella gialla. Le SS rinunciarono ad imporre la stella gialla ai danesi ebrei. Nessun onore, nessun Pantheon alla salma di Vittorio Emanuele III che io definirei non più il re soldato bensì il re disertore: un re che tradì i suoi cittadini discriminandoli con le leggi razziali e, con la sua fuga da Roma, abbandonandoli, compresa sua figlia Mafalda, alla barbarie tedesca. Sia sufficiente a lui la sepoltura in Italia, grazie alla carità ebraica e cristiana. Pace all'anima sua.
Giuliano Sacco
Belluno



Caro lettore, un Paese è grande quando sa fare i conti fino in fondo con la propria storia. Con i giorni di gloria, ma anche e soprattutto con le pagine più buie. Senza spirito di vendetta, ma con consapevolezza del proprio passato e del proprio presente. Le responsabilità di Casa Savoia, per ciò che riguarda il Ventennio mussoliniano, sono gravi e incancellabili. La legittimazione della dittatura fascista, con tutto quello che ciò ha comportato, è una colpa non emendabile. Ma non andrebbe mai dimenticato che se il regime di Mussolini ha governato l'Italia per due decenni è anche perchè, per un lungo periodo, ha goduto di un alto consenso popolare. Non solo del consenso della casa regnante. Detto ciò, la democrazia italiana nel 2017 non può temere nè essere ossessionata da una salma. E per quanto fragile sia, la nostra repubblica non corre certo il rischio di subire il fascino postumo di una monarchia su cui il tribunale della storia ha già emesso la sua sentenza.
Ultimo aggiornamento: 14:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci