Gerusalemme, proteste a Gaza. Khamenei: «Palestina sarà liberata»

Mercoledì 6 Dicembre 2017
Gerusalemme, proteste a Gaza. Khamenei: «Palestina sarà liberata»

«La Palestina sarà liberata. La comunità palestinese e quella musulmana vinceranno». Lo ha dichiarato l'ayatollah Ali Khamenei attaccando l'iniziativa di Donald Trump di spostare l'ambasciata americana a Gerusalemme. «Gli annunci da parte dei nemici dell'islam di dichiarare Al Qods capitale del regime sionista derivano dalla loro debolezza e il mondo islamico si opporrà a questo disegno», ha detto durante un incontro in occasione dell'anniversario della nascita del profeta Maometto.

Malgrado l'ondata di maltempo, in diverse località di Gaza e della Cisgiordania sono stati organizzati oggi cortei di protesta contro la decisione di Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale d'Israele. L'agenzia di stampa palestinese Wafa precisa che a Gaza migliaia di persone si sono raccolte nella piazza del milite ignoto dove hanno scandito slogan ostili agli Stati Uniti. Sul web sono comparse immagini di bandiere americane date alle fiamme.

La Wafa aggiunge che negli istituti scolastici gli insegnanti si sono soffermati con i loro allievi sull'importanza di Gerusalemme per la causa palestinese e hanno fornito aggiornamenti sugli ultimi sviluppi politici. In protesta contro la politica dell'amministrazione Trump sono stati proclamati nei Territori tre giorni di "collera" che culmineranno venerdì con le preghiere nella Spianata delle Moschee di Gerusalemme. La polizia di Gerusalemme è stata posta in stato di allerta e la scorsa notte ha compiuto l'arresto preventivo di un dirigente locale di al-Fatah.

Nasser al-Qidwe, un portavoce di Fatah, partito del presidente Abu Mazen, ha fatto appello per «proteste non violente». In una conferenza stampa a Ramallah, citata dai media palestinesi, al-Qidwa ha detto che le proteste di rabbia palestinese dovrebbero essere espresse «in modo pacifico e senza danni così da essere utili alla causa nazionale palestinese a questo riguardo».

Il segretario generale della Lega araba, Ahmed Aboul Gheit, ha definito l'imminente riconoscimento americano di Gerusalemme quale capitale di Israele e sede dell'ambasciata statunitense «una provocazione ingiustificata».

In dichiarazioni a giornalisti fatte al Cairo, Aboul Gheit ha detto che «la posizione religiosa di Al Qods (Gerusalemme in arabo) nel cuore di tutti gli arabi, musulmani e cristiani, rende assurda qualsiasi manipolazione del suo status».

Intanto i leader cristiani di Gerusalemme sono «certi» che i passi che Donald Trump si accinge a intraprendere «aumenteranno l'odio, il conflitto, la violenza e le sofferenze a Gerusalemme e in Terra Santa». Lo dicono in una lettera inviata al presidente Usa nove responsabili delle chiese cristiane, tra cui Pierbattista Pizzaballa, amministratore apostolico del Patriarcato latino, e padre Francesco Patton, Custode di Terra Santa. «Il nostro consiglio - aggiungono - è di continuare a riconoscere lo status quo a Gerusalemme. Ogni cambiamento improvviso provocherebbe danni irreparabili».

Nel suo atteso discorso di oggi, Trump non parlerà solo di Gerusalemme capitale d'Israele, ma menzionerà anche il suo sostegno ad una soluzione di pace con due stati. Lo scrive il sito Axios, citando alti funzionari dell'amministrazione americana. Secondo queste fonti, l'annuncio di Trump sul riconoscimento di Gerusalemme capitale non toccherà gli aspetti della sovranità e dei confini, che andranno discussi nell'ambito dei negoziati di pace. Il presidente si dimostrerà «onesto» nel riconoscere la realtà dei fatti. Inoltre la Casa Bianca ritiene che la decisione di Trump di rispettare la sua promessa elettorale «rafforzerà la sua credibilità nel mondo, come una persona che rispetta la sua parola, non si fa intimidire dalle minacce e non si sottomette alle pressioni internazionali». Il presidente americano «comprende le aspirazioni palestinesi» e sostiene una soluzione con due stati, sottolineano le fonti, aggiungendo che di questo «verrà fatta menzione» nel suo discorso odierno.

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