CASIER - Nel 1946, quando si trattò di portare tutta l'Italia alle urne, incluse (per la prima volta) le donne, loro c'erano. E in quel torrido fine maggio stamparono le schede del Referendum del 2 giugno: monarchia o repubblica. Notti di lavoro, grafici, stampatori, e 100 signore a piegare a mano le preziose schede elettorali. Oggi è tutto automatizzato: due mastodontiche macchine da stampa giapponesi e dieci dipendenti. Per un lavoro di circa una settimana. Il prezzo a scheda? Irrisorio: circa 0,02 centesimi. Ma poi c'è la piega, il conteggio certosino, lo stoccaggio e l'arrivo a destinazione. Se però realizzare i 4 milioni 700 mila schede per il referendum consultivo sull'autonomia del Veneto non è un gioco da ragazzi, poco ci manca.
SETTANTA
Alla Sit di Dosson di Casier si è fatta la storia dell'Italia democratica: da 70 anni alla Società Industrie Tipolitografiche si stampa la modulistica elettorale per mezzo Belpaese. Europa inclusa. «Ma oggi le consultazioni sono diventate una rarità», allarga le braccia Daniele Grillo, architetto e presidente di Sit. Non come ai bei vecchi tempi della Democrazia Cristiana, quando ogni 3 o 4 mesi gli italiani erano chiamati a votare. Per stare a galla, quindi, bisogna differenziare...
Ultimo aggiornamento: 22 Ottobre, 12:15
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Alla Sit di Dosson di Casier si è fatta la storia dell'Italia democratica: da 70 anni alla Società Industrie Tipolitografiche si stampa la modulistica elettorale per mezzo Belpaese. Europa inclusa. «Ma oggi le consultazioni sono diventate una rarità», allarga le braccia Daniele Grillo, architetto e presidente di Sit. Non come ai bei vecchi tempi della Democrazia Cristiana, quando ogni 3 o 4 mesi gli italiani erano chiamati a votare. Per stare a galla, quindi, bisogna differenziare...