Legge elettorale, Pd chiede voto di fiducia, il governo lo autorizza. Ma Mdp: votiamo no

Martedì 10 Ottobre 2017
Protesta in aula dei deputati FdI
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Nè proposta nè subita. A Palazzo Chigi raccontano così l'atteggiamento del premier Paolo Gentiloni rispetto al pressing del Pd per porre la fiducia sul Rosatellum. Il presidente del Consiglio, dopo una valutazione durata alcuni giorni, e condivisa con Matteo Renzi ma soprattutto con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha deciso stamattina di accogliere la richiesta della maggioranza perchè, come ha spiegato in consiglio dei ministri, serve a «facilitare» il percorso di una riforma a fine legislatura che altrimenti rischia di non vedere la luce. Una posizione condivisa dai ministri Minniti, Martina, Franceschini e Lotti ma non, a quanto si apprende, da Andrea Orlando che si è detto «perplesso» pur autorizzando la fiducia.

Da giorni la fiducia era un'ipotesi ma Gentiloni non aveva ancora deciso. Come aveva spiegato infatti nel suo discorso di insediamento alle Camere, il 13 dicembre scorso, a suo avviso il governo non è «attore protagonista» sulla riforma del voto. Ma è anche vero, aggiunse già allora, che il suo compito è «accompagnare, facilitare e sollecitare il confronto» per una legge necessaria. A maggior ragione, si è convinto il premier ascoltando le ragioni del Pd, urgente visto che la legislatura è agli sgoccioli. E, se anche il Rosatellum cadesse in Aula, il governo dovrebbe fare in extremis, per decreto, dei ritocchi al Consultellum. Quindi è giusto che il governo «aderisca» alla richiesta della maggioranza, ha chiarito il premier ai ministri. Il Guardasigilli Andrea Orlando si sarebbe detto invece «perplesso» invitando a tenere aperto il dialogo con Mdp. Ma la sua posizione è stata isolata e ha trovato invece il pieno sostegno di Minniti, Martina e Lotti alla fiducia.

Decisivo nella decisione di Palazzo Chigi è stato il sostanziale via libera del Quirinale.

Il Capo dello Stato, pur non dando giudizi di merito, è consapevole che il Rosatellum è l'ultima chance e se non passasse si andrebbe a votare con i sistemi usciti dalla Consulta con problemi soprattutto per il Senato. Non secondario nelle valutazioni di Mattarella, e anche di Gentiloni, il fatto che la fiducia non sia messa su una legge da approvare a colpi di maggioranza, come avvenne per l'Italicum, e che l'accordo trova favorevoli pezzi importanti dell'opposizione come Fi e Lega. Una presa di posizione, quella di oggi - bene impegno per riforma elettorale ma nessuna valutazione politica - che ha anche l'obiettivo di lanciare un «warning» a quanti tirano Mattarella per la giacchetta affinchè intervenga sulle dinamiche politiche in vista delle barricate che M5S e Mdp annunciano in aula e nelle piazze. La decisione di blindare la legge elettorale potrebbe però portare ad altre novità nei prossimi giorni o dopo l'ok alla manovra: anche se nulla è stato deciso oggi, il governo potrebbe decidere di porre la fiducia sullo ius soli per bilanciare quella che negli ex alleati di sinistra è stata avvertita come una forzatura istituzionale.

Ultimo aggiornamento: 11 Ottobre, 00:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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