Flessibilità, asse Italia-Francia. Ma Schäuble chiede più rigore

Martedì 10 Ottobre 2017 di Antonio Pollio Salimbeni
Schäuble (AP)
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LUSSEMBURGO La partita politica sul futuro dell'Eurozona è entrata ormai nel vivo e il colpo magico, quasi una zampata, l'ha dato ieri il ministro delle finanze tedesche Wolfgang Schäuble, provocando subito la reazione della Commissione europea, la cui politica all'insegna della flessibilità di bilancio ripetuta nel tempo (di mezzo c'è anche il caso Italia) è criticata assai spesso a Berlino.

Alla sua ultimo incontro all' Eurogruppo (il 24 ottobre sarà eletto presidente del Bundestag), Schäuble si è presentato con una vera e propria piattaforma politica, una specie di eredità se si vuole, ma in realtà un'agenda delle posizioni che Berlino continuerà a sostenere come ha sostenuto finora in futuro. In un documento tedesco di tre pagine vengono indicati espressamente tre punti fondamentali. Il primo è che l'European Stability Mechanism, attuale Fondo salva-stati, «potrebbe assumere gradualmente un ruolo più forte e neutrale nel monitoraggio del patto di stabilità». In sostanza, metterebbe nel suo radar anche la vigilanza sulle politiche di bilancio, elemento fondamentale «per la prevenzione delle crisi».

Il secondo punto: attribuire all'Esm un ruolo nella ristrutturazione del debito sovrano con il compito di gestire un meccanismo prevedibile per assicurare «un'equa ripartizione del peso della ristrutturazione tra Esm e creditori privati». Con l'obbligo di ristrutturare il debito «se necessario». È la rottura di un tabù. Il terzo punto riguarda le banche: l'Esm può diventare il salvagente finanziario di ultima istanza della risoluzione bancaria europea (se non bastano i fondi nazionali per gestire i fallimenti degli istituti di credito) solo se i titoli pubblici sovrani detenuti dalle banche vengono regolati (cioè ridotti). Prospettiva alla quale l'Italia e altri paesi sono contrari.

LA VISIONE
Il documento riflette una visione complessiva del modo in cui Berlino ritiene si debba procedere per rafforzare l'Unione monetaria aumentando il rigore nel rispetto delle regole (di bilancio, di gestione delle crisi fiscali degli Stati, di trattamento delle sofferenze bancarie) e introducendo più elementi di disciplina di mercato. Non sono cose nuove: il paper elenca quanto i tedeschi sostengono da tempo in tutte le sedi tecniche e politiche Ue. Però il fatto di elencarle, produce immediatamente un effetto politico. Si tratta di indicazioni che mostrano come il negoziato sul futuro dell'unione monetaria sarà aspro. Prendiamo il tema della supervisione di bilancio: è noto che Berlino vuole lasciare alle spalle la fase della politicizzazione della supervisione riflessa nella flessibilità a oltranza. Questa non è solo la posizione di Berlino, tanto è vero che gli sherpa dell'Ecofin a maggioranza ritengono che la critica alla Commissione sia giustificata.

Una linea opposta ha l'Italia. Ieri il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan ha ricordato che «la flessibilità si applica a tutti i Paesi». Non è dunque un regalo all'Italia. Stamattina, alla riunione Ecofin Padoan difenderà le sue posizioni. E le stesse cose, indicano fonti francesi, dirà il ministro francese Bruno Le Maire, a difesa del «margine di discrezionalità sulla base della valutazione delle situazione specifiche dei Paesi» da parte della Commissione. La sintonia su questo tra Roma e Parigi c'è. In ogni caso va tenuto presente che Le Maire punta alla presidenza dell'Eurogruppo per cui non esagererà con i toni ruvidi verso le posizioni più rigoriste. Ma della flessibilità potrebbe aver bisogno la Francia in futuro anche se punta a stare stabilmente sotto il 3% del Pil.

I RISCHI
Il responsabile degli Affari economici Moscovici reagisce alle posizioni di Schäuble: «Per il futuro ruolo dell'Esm bisogna rispettare le competenze della Commissione previste dal Trattato Ue evitando di fare confusioni istituzionali e duplicazioni di ruolo».

La discussione è appena cominciata. Quanto alla flessibilità sui conti pubblici italiani nel 2018, allo sconto sulla manovra di 5 miliardi e rotti (0,3% del pil), alla fine la Commissione la riconoscerà, con molti paletti e condizioni: sul potere discrezionale nella valutazione dei bilanci Juncker non molla e poi in Italia si voterà in primavera. Il rischio di una fase di instabilità politica preoccupa più dello 0,3% del Pil.

Ultimo aggiornamento: 21:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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