Maxi multa a Ferriere Nord: lettera aperta del presidente a Mattarella

Domenica 17 Settembre 2017 di Paola Treppo
La palazzina dirigenziale della Pittini a Rivoli di Osoppo in Friuli
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OSOPPO (Udine) - Il presidente di Ferriere Nord Spa, Federico Pittini, ha scritto una lettera aperta al presidente della Repubblica Sergio Mattarella in riferimento a una serie di «pesantissime sanzioni alla nostra impresa e a tutte le aziende del settore produttrici di tondo per cemento armato e rete per edilizia in Italia, ipotizzando l’esistenza di un cartello per il controllo dei prezzi di tale prodotto nel nostro paese nel periodo 2010-2015». La decisione è dell'autorità Antitrust, del 19 luglio scorso. 

La principale azienda nel comparto acciai lunghi in Italia
«Rappresento la principale azienda operante nel comparto degli acciai lunghi in Italia, che è giunta dal nulla a questo livello grazie anche all’impegno straordinario del suo fondatore, da poco scomparso, operante da quasi 60 anni e colpita in maniera estremamente grave dal terremoto del Friuli. La nostra è un’azienda dinamica, esemplare per modernità di impianti, innovativa nei processi e nei prodotti e rispettosa anzitutto del capitale umano, la nostra risorsa più importante, e di tutte le norme e le leggi che riguardano il settore siderurgico e manifatturiero italiano, compito non facile in questo Paese, non ultime quelle della concorrenza e delle regole di mercato».

«La nostra attività quotidiana è impegnativa, difficile, e poco riconosciuta in un Paese in cui le aziende private sono troppo spesso viste come nemiche della società nel suo complesso, e non come un capitale da preservare per tutte le maestranze coinvolte, direttamente e indirettamente, e per il bene del Paese tutto. Le aziende del nostro gruppo industriale fatturano circa un miliardo di euro all’anno, di cui all’export vanno i 2/3 in ben 40 paesi e il rimanente 1/3 viene assorbito in Italia».

​Oltre 1700 occupati, 7mila l'indotto
«Occupiamo direttamente circa 1.700 persone, di cui 250 al Sud, mentre il nostro indotto occupazionale ammonta a circa 7.000 persone. In Italia operiamo in un settore - acciaio per cemento armato - e in un mercato che è il più competitivo del mondo. Le condizioni dell’acerrima competizione delle aziende del nostro settore costituiscono un dato di fatto oggettivo e noto a tutta la siderurgia italiana ed europea. Il prezzo dei nostri prodotti in Italia è tradizionalmente tra i più bassi in Europa e nel mondo, e lo è stato anche nel periodo dell’indagine dell’Agcm, e ciò nonostante il costo delle principali materie prime del nostro comparto - i rottami ferrosi - sia tra i più alti d’Europa e del mondo».

Negli ultimi 10 anni il consumo di acciaio per cemento armato si è ridotto drasticamente
«Infatti l’Italia, è un importatore netto della nostra materia prima - il rottame ferroso ed i suoi sostituti e questo lascia buon gioco a produttori e commercianti nazionali di tali materie prime, che, poiché il nostro Paese ne è carente, vengono vendute a prezzi mediamente e storicamente più alti di tutti i Paesi europei. Inoltre, la crisi degli ultimi anni ha comportato un eccesso di capacità produttiva rispetto al consumo interno: negli ultimi 10 anni il consumo di acciaio per cemento armato si è ridotto drasticamente; il Paese consumava 5,5 milioni di tonnellate all’anno e ora ne consuma circa 1,5 milioni». 

«Sanzioni smisurate»
«Ciò dà luogo a un’acerrima concorrenza tra i produttori rimasti, e quindi i nostri clienti e i consumatori di acciaio per cemento armato in generale possono beneficiare da sempre del mercato più competitivo del mondo e di condizioni e prezzi non riscontrabili per convenienza in nessun altro paese. Nonostante tale realtà e le relative evidenze facilmente riscontrabili, l’Autorità Antitrust ha deciso di comminare alla nostra azienda e a tutte quelle del settore sanzioni smisurate rispetto ai fatturati e alle condizioni economiche complessive, e soprattutto fuori luogo, sulla base di un teorema che mette in relazione indistintamente condotte su mercati diversi, che non hanno alcun nesso, ipotizzando un cartello, sebbene non abbia fornito alcuna prova concreta e dimostrabile per il nostro comportamento, che è sempre stato al di sopra di ogni sospetto. La posizione assunta dall’Agcm ci appare pertanto incomprensibile».

«Un disegno volto a smantellare le aziende siderurgiche»
«La sanzione inflitta dall’Autorità Antitrust mette in crisi un intero comparto industriale del Paese, settore già provato da quasi 10 anni di crisi importante ed assai significativa a livello nazionale ed europeo. Un’azione e una decisione, quella dell’Agcm, che, vista da chi è certo di non aver commesso alcun illecito, sembra quasi un disegno volto a smantellare quello che ancora resta delle aziende siderurgiche italiane».

«Signor Presidente, naturalmente la nostra impresa utilizzerà tutti gli strumenti offerti dall’ordinamento per ricorrere contro questa ingiusta decisione inflitta dall’Autorità Garante, forte del nostro comportamento sempre corretto, è consapevole e certa che la propria ragione verrà riconosciuta ma, per le ragioni che Le ho esposto mi rivolgo a Lei rispettosamente giungendo ad un’amara conclusione: possono le aziende italiane operanti sui mercati e senza aver commesso alcuna infrazione vivere nel rischio che un’ingiustizia di tal genere possa riproporsi?».

«Non c’è più speranza né futuro»
«Se la nostra azienda dovesse trovarsi a rispondere per un’azione che non ha commesso né ha mai potuto pensare di commettere, dovremmo concludere che per il nostro gruppo industriale e per tutte le imprese (e non solo nel nostro settore) non c’è più speranza né futuro. Dopo aver amaramente constatato che il Paese non è più uno Stato di Diritto, non aspetteremo la prossima volta». 
Ultimo aggiornamento: 18 Settembre, 15:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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