Processo Maroni, assolto l'ex dg di Expo: ora il governatore spera nello stesso verdetto

Mercoledì 13 Settembre 2017 di Claudia Guasco
Processo Maroni, assolto l'ex dg di Expo: ora il governatore spera nello stesso verdetto
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MILANO - Roberto Maroni esulta su Facebook: «Ottima notizia». Christian Malangone, l’ex direttore generale di Expo coinvolto nella medesima inchiesta del governatore della Lombardia, è stato assolto con formula piena dalla Corte d’Appello di Milano. I giudici hanno stabilito che «il fatto non sussiste» e hanno cancellato la condanna a quattro mesi inflitta al manager in primo grado nel processo con rito in abbreviato. Malangone era accusato di induzione indebita per la vicenda delle presunte pressioni da parte del presidente Maroni, che avrebbe insistito affinché la sua ex collaboratrice al Viminale Maria Grazia Paturzo fosse inserita nella delegazione della Regione in viaggio a Tokio, a spese di Expo.

PROCESSO FINITO
Con l’assoluzione del manager si conclude, di fatto, il processo a Maroni. Per effetto del ribaltamento della sentenza a favore di Malangone non c’è più l’imputato con il concorso del quale Maroni avrebbe commesso il reato di induzione indebita. Così per il governatore si profila all’orizzonte una possibile assoluzione nel processo (con rito ordinario) tutt’ora in corso e arrivato a metà del suo percorso, dopo ripetuti rinvii a causa dei problemi di salute alla schiena manifestato dal difensore del presidente, Domenico Aiello. Domani il procedimento riprende dopo la pausa estiva e l’assoluzione di Malangone potrebbe avere già le prime conseguenze sull’iter. Stando all’inchiesta del pm Eugenio Fusco, il governatore Maroni avrebbe gradito che Maria Grazia Paturzo (non indagata), sua ex collaboratrice e con la quale, secondo il pm, intratteneva una «relazione affettiva», fosse inserita nella delegazione della Regione per un viaggio a Tokyo nel 2014 nell’ambito del World Expo Tour. Il tutto a spese di Expo. Da qui, secondo la Procura, le presunte pressioni su Malangone, attraverso Giacomo Ciriello (braccio destro del governatore, anche lui imputato), e l’accusa di induzione indebita.

Il 27 maggio 2014, come si ricava dagli atti depositati, Ciriello e Malangone si sarebbero incontrati in Regione e il direttore generale avrebbe risposto alla richiesta di inserire la Paturzo nel viaggio a Tokyo precisando di dover chiedere l’autorizzazione all’ad dell’Esposizione Giuseppe Sala, oggi sindaco di Milano.
Sala però non diede il suo via libera. Il 28 maggio Malangone riceve un sms da Ciriello: «Christian il Pres ci tiene acchè la delegazione per Tokyo comprenda anche la società Expo (attraverso la dottoressa Paturzo). Puoi parlarne con Sala o autorizzare la missione?». Malangone, secondo l’accusa, avrebbe attivato gli uffici di Expo per l’acquisto dei biglietti e la prenotazione dell’albergo. Poi ancora un sms a Ciriello: «Dì alla Paturzo di mandare mail ad Arditti», capo della comunicazione di Expo. Infine, il colpo di scena. Ciriello avrebbe chiamato Malangone per chiedergli di «sospendere» i voli, a biglietti già emessi. Maria Grazia Paturzo non parte più, Maroni all’ultimo momento cambia meta e va in missione a Berna, in Giappone vola l’ex vicepresidente Mario Mantovani.
Ultimo aggiornamento: 14 Settembre, 11:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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