Non trova operai: «I giovani mi dicono che la sera fanno tardi»

Giovedì 7 Settembre 2017 di Maurizio Crema
Piercarlo Marcato e il figlio
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CAMPOSANPIERO (PD) - Certi mestieri i giovani non li vogliono più fare, non vogliono sporcarsi le mani. Ho fatto 15 colloqui d'assunzione, zero ragazzi disponibili. Uno mi ha addirittura detto: alla sera esco spesso , quindi non so se tutte le mattine potrei presentarmi alle 8. Trent'anni fa, quando ho iniziato io, nessuno si sarebbe sognato di dire una cosa del genere».
Piercarlo Marcato, 52 anni, è titolare di un'azienda metalmeccanica da 16 addetti («Ma anche noi tre soci siamo operativi») e 2 milioni di fatturato a Camposampiero, provincia di Padova. Un gioiello dell'industria del Nordest che produce accessori unici per griffe della moda e pezzi particolari per aziende che realizzano biciclette. «Gli affari vanno bene, siamo ben conosciuti e l'anno scorso mi sono trovato con la necessità di assumere due giovani - spiega Marcato raggiunto telefonicamente - ho suonato il campanello di tutti gli istituti professionali del Padovano facendomi dare l'elenco dei neo diplomati e li ho chiamati tutti. Su 130 se ne sono presentati 15. Ho fatto un colloquio e sono stato estremamente chiaro con loro: facciamo un lavoro particolare, di precisione. Vi assumerò come apprendista ma dovete fare la gavetta, dovete iniziare in officina. Quanto ci starete dipende da voi, poi potrete passare in ufficio tecnico». Marcato spiega così un mestiere particolare: «I nostri settori di riferimento sono biciclette, arredamento, particolari per cinture, borse, orologi di lusso. Un lavoro di pregio, credo anche gratificante - spiega l'imprenditore padovano -. I tecnici però si devono arrangiare: lavorare in officina per poi programmare le macchine disegnando i pezzi su autocad. I ragazzi non hanno accettato la sfida. Forse hanno anche trovato altre realtà più grandi. Io mi sono demoralizzato e non ho cercato più ci siamo rimboccati le maniche, fatto straordinari ma abbiamo anche perso del lavoro».
Il presidente dei Giovani imprenditori di Confapi Veneto Jonathan Morello Ritter, 33 anni e titolare di uno studio di ingegneria a Padova, fotografa così la situazione: «Il caso della Meccanica Marcato non è purtroppo isolato, ci sono almeno 1200 aziende nostre associate, una su cinque, che si trovano nella stessa situazione: cercano operai specializzati e non riescono a trovarli. C'è un evidente scollamento tra le aspettative degli studenti e le esigenze del territorio. È necessaria una ristrutturazione complessiva dei cicli scolastici, l'Italia per certi versi è ferma ancora agli anni 60. Bisogna istituire percorsi obbligati di alternanza scuola-lavoro. Sul territorio esistono esempi felici come l'istituto tecnico Marconi, ma non è possibile che su argomenti così importanti ci si debba basare sull'iniziativa dei singoli istituti»
Sui motivi di questa diserzione Marcato ha le sue spiegazioni: «I ragazzi preferiscono forse impieghi più d'ufficio e senza responsabilità. Hanno paura, sono timorosi. Ma io non posso stare fermo, devo andare avanti: se non troverò personale qualificato cercherò in tutte le maniere di automatizzare le lavorazioni». Per Marcato non sono solo i ragazzi che osano poco, c'è anche un sistema che non funziona: «Non cè una scuola che forma i ragazzi, chi ha studiato 5 annui dovrebbe avere delle basi per approcciarsi a questo lavoro, invece niente - riflette l'imprenditore padovano -. Un anno e mezzo fa ho provato un ingegnere meccanico che non sapeva usare autocad, ma cosa gli insegnano? Poi non esiste una rete di reclutamento per aiutare le piccole imprese. Confapi ha messo degli annunci per mio conto senza risultato». E gli stage? «Ospito sempre nel periodo estivo dei ragazzi di terza o quarta superiore, ma sono obbligati a venire qui, l'alternanza scuola-lavoro così come organizzata oggi non funziona. Bisognerebbe provare a stringere dei patti con le scuole per capire cosa insegnare e come».
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Ultimo aggiornamento: 8 Settembre, 09:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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