Il Nordest crede nella chiesa anche se poi agisce in piena libertà

Lunedì 17 Luglio 2017 di Natascia Porcellato
Il Nordest crede nella chiesa anche se poi agisce in piena libertà
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Qual è il posto della religione nella vita dei nordestini? Secondo i dati elaborati da Demos per Il Gazzettino e pubblicati oggi all’interno dell’Osservatorio sul Nordest, è una minoranza (13%) ad assegnare a questa dimensione un ruolo fondamentale. La maggioranza (52%), infatti, la ritiene importante ed è un intervistato su tre (33%) a giudicarla poco importante o irrilevante. Se la religione ha un posto di rilievo, i suoi insegnamenti - soprattutto morali - sono considerati meno perentori: il 18% infatti li giudica molto importanti e da seguire, mentre 6 rispondenti su 10 pensano che siano indicazioni utili, ma che poi ognuno deve regolarsi secondo coscienza. Il 7% manifesta una certa indifferenza alle parole della Chiesa e il 14% è ancora più duro, ritiene improprio che ci siano ingerenze e vorrebbe che la Chiesa si occupasse di altro, anzitutto della fede.
Il ruolo della Chiesa e del mondo cattolico nella vita di ogni giorno è, soprattutto nel Nordest, particolarmente rilevante. Al di là della cura delle anime delle parrocchie, infatti, le attività sono innumerevoli. Dai gruppi di bambini e adolescenti impegnati tutto l’anno all’interno degli oratori alle attività ricreative per gli anziani; dall’azione di contrasto alla povertà di associazioni come Caritas ai campi-scuola dedicati ai ragazzi; dai corsi per fidanzati ai gruppi estivi parrocchiali; fino ad arrivare a quello che forse è il vero tratto distintivo del territorio: le scuole d’infanzia parrocchiali, che da sole sopperiscono alla cronica mancanza di strutture pubbliche del territorio.
Come possiamo vedere, dunque, dati questi stretti intrecci, in Veneto, Friuli-Venezia Giulia e in provincia di Trento è difficile dirsi completamente estranei alla Chiesa. Il posto occupato dalla religione, però, sembra meno fondamentale di un tempo. Con un calo di 4 punti percentuali rispetto al 2004, oggi è il 13% a ritenerla fondamentale, mentre viene indicata come importante dal 52% (in questo caso, la diminuzione è di 7 punti percentuali in 13 anni). Ad essere aumentati in maniera consistente sono coloro che considerano la religione poco importante o irrilevante, aumentati dal 24% del 2004 all’attuale 33%.
Guardando ai settori sociali, osserviamo che mostrano un maggior attaccamento alla religione gli anziani over-65 (24%) e quanti frequentano assiduamente i riti religiosi (32%), mentre le viene riservato un posto importante soprattutto dagli adulti tra i 45 e i 64 anni (59-60%) e coloro che vanno in chiesa saltuariamente (58%) o assiduamente (61%). I più giovani (58%), chi ha un’età centrale (38%) e coloro che non vanno mai in Chiesa (73%), invece, tendono a considerare questa dimensione poco importante o irrilevante.
Al di là del posto che ognuno le assegna, come viene giudicato l’insegnamento della Chiesa rispetto alla morale? È “importante e da seguire” per il 18% dei nordestini: rispetto al 1998, quando la stessa posizione era condivisa dal 30% degli intervistati, il calo è di 12 punti percentuali. L’indifferenza, invece, ferma al 7%, e appare sostanzialmente stabile, mentre il giudizio più severo, che valuta come improprio l’intervento della Chiesa in questi argomenti, aumenta dal 9% del 1998 all’attuale 14%. Il 60% dei nordestini, però, ritiene che la parola della chiesa sia “utile, ma poi ognuno deve regolarsi secondo coscienza”, e questa posizione è in crescita di 8 punti percentuali in 19 anni. Guardando alla relazione tra questa opinione e la pratica religiosa, è interessante che questa risulti maggioritaria sia tra i non praticanti (51%), sia tra quanti vanno saltuariamente a Messa (60%), sia tra coloro che si recano assiduamente in Chiesa (63%).
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Ultimo aggiornamento: 18 Luglio, 08:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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