Nordest: vince l'altruismo, ma per il 25% l'egoismo è la scelta migliore

Lunedì 19 Giugno 2017 di Natascia Porcellato
Nordest: vince l'altruismo, ma per il 25% l'egoismo è la scelta migliore
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“Nella società di oggi conviene essere egoisti perché l’altruismo non è più un valore condiviso”: questa opinione, volutamente provocatoria, è stata sottoposta ad un campione rappresentativo di intervistati del Veneto, Friuli-Venezia Giulia e della provincia di Trento. Secondo le analisi condotte da Demos per l’Osservatorio sul Nordest oltre un nordestino su quattro (26%) pensa che il sentimento maggiormente affine allo spirito dei tempi sia l’egoismo più che l’altruismo.
Secondo il regista tedesco Wim Wenders, “gli angeli dei nostri tempi sono tutti coloro che si interessano agli altri prima di interessarsi a sé stessi”. E il Nordest ha come caratteristica e tradizione peculiare proprio la presenza di un grande numero di associazioni che operano nei settori più disparati: dalla cultura al tempo libero, dallo sport all’ambiente. Quelle che meglio possono rappresentare l’identità dell’area, però, sono forse quelle che operano nel volontariato sociale. È anche grazie a loro, infatti, che in questi anni il sistema ha potuto (meglio) reggere il peso della crisi e contrastarne gli effetti. L’azione delle persone che operano all’interno delle organizzazioni di volontariato è una delle chiavi di volta che consentono di comprendere come il tessuto sociale si auto-organizzi nella ricerca di dare risposte a bisogni sociali che trovano sempre più difficoltà all’interno dei percorsi istituzionali.
Nonostante il ruolo fondamentale che l’azione volontaria e gratuita riveste nella quotidianità delle comunità locali, emerge che il 26% dei rispondenti non riconosce nell’altruismo un valore condiviso, individuando nell’egoismo il vero segno del tempo. Questa non è certamente una quota trascurabile, ma resta comunque una minoranza dell’opinione pubblica. Inoltre, il dipanarsi degli anni della crisi non ha sostanzialmente mutato l’orientamento, rimasto stabile rispetto al 2010 (24%).
È tra gli under 25 che registriamo la minore sensibilità all’idea che l’egoismo sia l’atteggiamento più conveniente al giorno d’oggi (15%). Al contrario, i giovani tra i 25 e i 34 anni e gli adulti tra i 55 e i 64 anni sono quelli in cui l’accordo verso l’opinione proposta appare più popolare (rispettivamente: 50% e 31%). D’altra parte, queste sono le due componenti anagrafiche che più hanno pagato e stanno pagando gli effetti della crisi: un atteggiamento più distaccato potrebbe essere legato anche a questo fattore. Le classi d’età centrali (35-54 anni), invece, si attestano intorno al 22-23%, e un valore assimilabile è rintracciabile anche gli over-65 (23%). 
Consideriamo poi il fattore religioso. Tra i non praticanti e quanti frequentano saltuariamente la messa osserviamo dei dati in linea o leggermente superiori alla media dell’area (rispettivamente: 26 e 30%). Tra i praticanti assidui, invece, la percentuale scende al 21%. 
Infine, vediamo gli orientamenti tra le categorie socio-professionali. Tra operai (26%) e impiegati (27%) l’accordo con l’opinione proposta non si discosta molto da quello rilevato per la popolazione in generale. Studenti (15%), liberi professionisti (19%) e casalinghe (22%), invece, appaiono i meno disponibili a riconoscere all’egoismo il predominio sull’altruismo. Imprenditori e lavoratori autonomi (45%), disoccupati (35%) e pensionati (29%), al contrario, sembrano essere quelli che più spesso individuano nell’egoismo il sentimento più frequente nella società odierna.
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Ultimo aggiornamento: 20 Giugno, 08:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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