Gdf sequestra 80mila led: 15 cent l'uno per un incasso di un milione

Venerdì 16 Giugno 2017 di Paola Treppo
La Gdf di Gorizia sequestra 80mila luci a led non conformi e pericolose
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GORIZIA - La Gdf di Gorizia ha sequestrato 80mila luci led non conformi. Nelle scorse settimane, infatti, nel corso di un posto di controllo fatto a Doberdò del Lago, vicino del casello autostradale del Lisert, i finanzieri hanno intercettato un autoarticolato proveniente dalla Slovenia. Era carico di luci a led: faretti, lampadine, pannelli, tubi e altro materiale. Tutto era suddiviso in 912 colli e 80.897 pezzi (nelle foto), sottoposti a sequestro per impedirne la commercializzazione nel mercato nazionale, perché risultate non conformi e pericolose.

Dopo essere giunta dalla Cina attraverso il porto di Capodistria, ​la merce era stata sdoganata in Repubblica Ceca da una società con sede a Praga e da poi condotta in Italia, per essere trasferita in provincia di Napoli, dove una ditta del capoluogo partenopeo l’aveva acquistata.

 

Costo medio 15 centesimi
La genericità della descrizione della merce indicata nei documenti di trasporto e il valore medio dei prodotti, pari ad appena 15 centesimi, ha indotto le fiamme gialle goriziane a condurre l’autoarticolato nella caserma Sante Laria, dove è stato accertato che le luci a led erano prive delle dichiarazioni Ue di conformità, della descrizione dei prodotti e delle istruzioni per l’uso, dell’analisi e della valutazione adeguata dei rischi, delle relazioni sulle prove per la bassa tensione e la compatibilità elettromagnetica, e della documentazione tecnica specifica.

Falso marchio CE
Sia sulle confezioni che sulle luci a led erano stati apposti segni falsi, ad esempio il marchio CE, per indurre i consumatori a ritenere che i prodotti rispettassero la normativa comunitaria e fossero privi di rischi. Molte confezioni riportavano numerosi errori ortografici e grammaticali, segno di una traduzione dal cinese all’italiano del tutto superficiale.

Guadagni per oltre un milione di euro
Alcune perquisizioni locali e domiciliari eseguite tra le province di Roma e Prato, hanno consentito inoltre di accertare il coinvolgimento di cittadino cinese, residente a Roma, titolare di una ditta di Prato, che aveva assunto il ruolo di “intermediario” tra l’importatore di Praga e la ditta napoletana. Importatore, destinatario della merce e intermediario sono stati denunciati all’autorità giudiziaria isontina, che nei giorni scorsi ha disposto la conclusione delle indagini preliminari.
La vendita avrebbe consentito di realizzare guadagni per oltre un milione di euro. 

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