«Sei trasferito a Taranto»: operaio della Wartsila si incatena ai cancelli

Mercoledì 7 Giugno 2017 di E.B.
«Sei trasferito a Taranto»: operaio della Wartsila si incatena ai cancelli
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TRIESTE - «La lettera di Trasferimento a Taranto recapitami da Wartsila è un atto vergognoso intimidatorio e antisindacale. Wartsila ha palesemente paura del mio rientro da operaio e reagisce nel peggiore dei modi. Chiedo a tutti di partecipare al presidio che stiamo organizzando in questo momento fuori dai cancelli dello stabilimento».

Così si sfogava questa mattina sulla sua pagina Facebook Sasha Colautti, operaio 35enne ed ex segretario della Fiom provinciale, che si è visto recapitare dalla propria azienda una lettera di trasferimento. Il triestino sarebbe dovuto rientrare al lavoro lo scorso primo giugno dopo il distaccamento sindacale ma, scrive Colautti: «Niente, bloccato per il secondo giorno di fila ai tornelli di Wartsila. Ieri mancava una "carta", oggi cosa manca?». Il giovane operaio attacca parlando di «atto scellerato e meschino». Stamattina, in segno di protesta, Colautti si è letteralmente incatenato ai cancelli della fabbrica di San Dorligo della Valle, circondato da colleghi che hanno organizzato al volo un presidio di sostegno per la sua causa.

Sul posto sono intervenute anche le forze dell'ordine. La società, nella lettera, ha scritto che il lavoratore avrà diritto ad una indennità di trasferta pari a 1500 euro e mansioni in cui è specializzato. Con una nota è intervenuta l'Unione sindacale di Base: "Colautti è oggetto in questi giorni di una serie di condotte repressive ed antisindacali perpetrate da Wartsila Italia che sta impedendo, in tutti i modi, un suo normale rientro al lavoro. Sono infatti già da due giorni che Colautti, presentandosi alla porta d’ingresso, viene intimato di non entrare a causa di presunte problematiche burocratiche, oggi, a chiudere un perverso piano intimidatorio, gli è stata presentata una lettera di trasferimento immediato nella sede di Taranto. Lo scopo è evidentemente di impedire il rientro in fabbrica di un rappresentante sindacale scomodo usando tutti i mezzi disponibili, anche quelli giuridicamente impugnabili della condotta antisindacale e delle trasgressioni di quanto previsto dalla Legge 300/70".
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