Uccide un paziente in ospedale. L'avvocato: «Tragedia assurda»

Martedì 18 Aprile 2017
Uccide un paziente in ospedale. L'avvocato: «Tragedia assurda»

VERONA - «Tragedia assurda, Francesco non era un malato terminale, ma poteva tornare a casa». Lo ha detto all'Ansa l'avvocato Luca Bronzato, il legale che assieme al collega Nicola Avanzi, assiste i familiari di Francesco Cevoloni, l'imbianchino 51enne di Cerea che la notte di Pasqua è stato ucciso nel suo letto nel reparto di rianimazione dell'ospedale di Legnago da un polacco di 34 anni, anch'egli ricoverato, in preda ad una raptus che ha aggredito e ferito anche infermieri e carabinieri. L'aggressore è ancora piantonato nel reparto di psichiatria ed è accusato di omicidio volontario, tentato omicidio, lesioni personali e danneggiamento aggravato.

Il pm Maria Grazia Ormanni, che coordina le indagini della Procura della Repubblica di Verona, ha convocato oggi i due legali che assistono i familiari della vittima per conferire l'incarico al medico legale per eseguire l'autopsia. «Ma - ha spiegato Bronzato - attraverso un consulente saranno compiuti altri accertamenti per stabilire le responsabilità, che sono certe per quello che riguarda l'indagato».

L'omicida, Tomas Piotr Matula, era arrivato in Italia solo due giorni prima del delitto per lavorare come bracciante in un'azienda agricola e la vigilia di Pasqua era stato trasportato all'ospedale di Legnago con l'elicottero del 118 già intubato e sedato dopo avere dato segni di escandescenze.

Fonti ospedaliere riferiscono che il direttore generale dell'Ulss 9 Scaligera, Pietro Girardi, ha portato le sue condoglianze ai familiari di Cevoloni, ma anche ai tre infermieri dell'ospedale aggrediti e feriti dalla furia del giovane polacco. «C'è un ragazzino di 14 anni - ha aggiunto Bronzato - che ha chiesto perché è successo questo a suo padre; una moglie e dei parenti, e due anziani genitori che ho incontrato oggi e vogliono conoscere tutta la verità». Il dg dell'Ulss ha annunciato un'indagine interna.

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