Salvataggio Alitalia, incognita referendum: il quorum non serve

Domenica 16 Aprile 2017 di Umberto Mancini
Salvataggio Alitalia, incognita referendum: il quorum non serve

Il destino appeso al filo del referendum. Per Alitalia quella che si apre sarà l’ennesima settimana cruciale. Da mercoledì fino a domenica, salvo sorprese nella modalità delle votazioni, i 12 mila lavoratori della compagnia saranno chiamati a dare un giudizio sul pre-accordo siglato tra azienda e sindacati dopo una trattativa estenuante. E, come tutte le vicende che riguardano l’ex vettore nazionale, paradigma e simbolo del nostro Paese, l’esito è quanto mai incerto.

Per questo tipo di consultazione non c’è infatti la necessità di raggiungere un quorum. Per cui l’accordo verrà bocciato o promosso a maggioranza, a prescindere dal numero dei votanti. Paradossalmente se solo in venti andranno a votare e se dovesse vincere il «no», l’intesa faticosamente raggiunta naufragherà, con tutte le conseguenze immaginabili, cioè il fallimento della compagnia. Sui social il «tan-tam» delle opposte fazioni è fortissimo. Un segnale che indica comunque grande attenzione e fa immaginare una grande partecipazione al voto.

PASSAGGIO CRUCIALE
L’azienda prudentemente tace, auspicando, come i sindacati e l’esecutivo, che a prevalere sia il senso di responsabilità e che il «sì» vinca con largo margine. Del resto è proprio il governo, che si è speso molto per portare a casa l’intesa, a temere lo scenario peggiore, ovvero il commissariamento dopo una valanga di «no». «Vedo che in Alitalia - ha detto ieri il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio - c’è gente che soffia sul fuoco e preferirebbe incendiare tutto piuttosto che sottoscrivere qualche sacrificio». «Questo accordo - aggiunge - consente di salvare Alitalia che altrimenti andrebbe in liquidazione». 

L’accordo, come noto, introduce una sforbiciata sostanziosa al costo del lavoro, anche se in misura minore rispetto al piano originario disegnato dall’ad Cramer Ball. Gli esuberi complessivi sono scesi a quota 1.700 dai 2.037 preventivati. Di questi tra i dipendenti a tempo determinato si va dai 1.338 richiesti a 980, mentre non verranno rinnovati, ma era scontato, 600 contratti a tempo determinato e usciranno 140 unità dalle sedi estere. Anche il taglio al costo del lavoro cala nettamente dal 30% richiesto all’8% strappato da Cgil, Cisl e Uil, oltre che dal sindacato dei piloti. 

Ma il salvataggio di Alitalia è tutto legato al «sì» dei lavoratori. Senza questa disponibilità a fare nuovi sacrifici dopo gli errori del management, gli azionisti della compagnia (Etihad, Unicredit e Intesa Sanpaolo) non apriranno il portafoglio, immettendo 2 miliardi dei quali circa 900 milioni di nuova finanza per il rilancio del vettore. Accanto a questi fondi, necessari alla sopravvivenza, il piano industriale prevede una crescita dei ricavi ed una significativa riduzione dei costi: un miliardo di euro di uscite per beni e servizi sarà tagliato dai conti. Per crescere Alitalia, aumenterà i posti a bordo con la “densificazione”, avrà bisogno di 14 nuovi aerei sul lungo raggio, con un ingresso in flotta di velivoli widebody e individuerà nuove rotte più produttive.

Il sindacato può comunque vantare di avere vinto la battaglia per il personale a tempo indeterminato, con tagli che si sono ridotti a quota 980 attraverso il superamento dei progetti di esternalizzazione oltre che con il ricorso alla Cigs per due anni. Proprio la cassa integrazione consentirebbe, almeno in teoria, di far rientrare tutto il personale considerato in eccesso. Portando gli esuberi a quota zero. Del resto l’azienda punta anche ad un nuovo programma di riqualificazione del personale e a misure di incentivazione all’esodo.

Il capitolo più scottante riguarda il personale navigante, il più riottoso, almeno a giudicare dai commenti finiti in rete, ad accettare la stretta.

E costretto a pagare il prezzo più alto visto che in 400 tra assistenti e piloti saranno costretti a lasciare in agosto con la scadenza del contratto di solidarietà. Il verbale, è scritto nero su bianco, prevede poi «scatti di anzianità triennali, un tetto di incremento retributivo in caso di promozione pari al 25%, l’applicazione ai neoassunti dei livelli retributivi Cityliner - il vettore del breve raggio - indipendentemente dall’aeromobile d’impiego». C’è poi la riduzione secca di un’assistente di volo negli equipaggi a lungo raggio. Oltre agli stipendi ridotti (per la Uil si arriva fino al 12% tra maggiore produttività e riduzione del salario), saranno tagliati anche i riposi: dai 120 annuali a 108 con minimo garantito di 7 al mese. Il verdetto finale arriverà domenica 23 aprile Prendere o lasciare. Questa volta non ci saranno appelli.

Ultimo aggiornamento: 17 Aprile, 10:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA