La Procura: in Veneto Banca operazioni sospette per oltre 500 milioni

Martedì 11 Aprile 2017 di Maurizio Crema
L'ex ad Vincenzo Consoli non è l'unico nel mirino dei Pm
7

MONTEBELLUNA - Veneto Banca, gli avvocati degli studi Orrick e Tombari sono impegnati nella stesura dell'atto di citazione per l'azione di responsabilità contro gli ex componenti del cda e del collegio sindacale. In particolare fino a pochi mesi fa si prendevano in esame 40 operazioni per circa 402 milioni con perdite e accantonamenti per 198 milioni. Ora questa ricognizione si sarebbe allargata decisamente e le cifre che potrebbero essere contestate agli ex cda e sindaci sarebbero molto superiori. L'atto di citazione potrebbe essere pronto prima dell'estate e si avvale di una documentazione corposa a partire dalle ispezioni Bce e Consob. Ma c'è un'altra indagine che potrebbe supportare decisamente questa causa per danni: l'inchiesta della Procura di Roma su 15 ex amministratori, sindaci e manager per i reati di aggiotaggio e ostacolo alla Vigilanza chiusa a fine dicembre 2016 che fa anche da base per le vertenze legali portate avanti per conto di circa 400 azionisti di Veneto Banca dall'avvocato Rodolfo Bettiol supportato dal tributarista Loris Mazzon e dall'associazione Ezzelino Da Onara.

Gli atti di chiusura indagini della procura di Roma si concentrano su operazioni che nel complesso ammontano a circa 500 milioni, senza contare la lievitazione delle azioni e quindi l'aggiotaggio sugli ultimi aumenti di capitale. Tra gli indagati ci sono oltre all'ex amministratore delegato Vincenzo Consoli (arrestato nell'agosto del 2016 e uscito dai domiciliari pochi mesi fa, si è definito un capro espiatorio) e all'ex presidente Flavio Trinca, che sotto interrogatorio si è detto estraneo ai fatti ricordando che «il cda aveva un ruolo assolutamente passivo, il processo decisionale che era totalmente nelle mani dell'amministrazione esecutiva di Veneto Banca e degli uffici», anche l'ex presidente Francesco Favotto (in carica fino al 29 ottobre 2015), ex sindaci come Diego Xausa, Michele Stiz, Marco Pezzetti, Martino Mazzoccato e Roberto D'Imperio. E i finanzieri torinesi Pietro D'Aguì (che a fine febbraio ha denunciato Veneto Banca, Consoli e altri per estorsione e truffa aggravata e si è detto estraneo agli illeciti attuati dalla banca) e Gianclaudio Giovannone. I due finanzieri torinesi secondo la procura di Roma avrebbero partecipato al reato di ostacolo alla Vigilanza a causa di prestiti per totali 15 milioni (7,5 a testa) concessi da Veneto Banca per l'acquisto di obbligazioni con impegno di riacquisto da parte della società Mava (ricondubicile a Giovannone) e della coniuge di D'Aguì, Ivana Martino.

Il pubblico ministero Maria Sabina Calabretta si concentra però soprattutto sui finanziamenti baciati che hanno portato all'acquisto di azioni della banca per 349 milioni (ispezione Banca d'Italia di fine 2013) ricalcolati dalla Bce a 400,32 milioni, una partita di giro che secondo l'accusa avrebbero portato Consoli (secondo la procura di Roma per anni dominus dell'istituto) e Trinca al reato di ostacolo della Vigilanza di Banca d'Italia trasmettendo false comunicazioni sul patrimonio di vigilanza nell'ultimo trimestre 2012 e fino alla fine del 2013. L'ostacolo alla Vigilanza è anche il reato attribuito sempre a Consoli di concerto con Favotto per l'aumento di capitale da 474 milioni del 2014. In questo caso il problema rilevato è sul collocamento di azioni di nuova emissione presso clienti appositamente finanziati dalla banca per 37,197 milioni (acquisti effettuati utilizzando fidi pregressi). Operazione esclusa espressamente da Consoli alla Consob.

Consoli e l'ex responsabile commerciale ed ex condirettore Mosè Fagiani sono accusati in concorso tra loro di aver comunicato falsamente a Banca d'Italia nel 2014 omettendo di decurtare l'importo di 14 milioni degli acquisti di azioni effettuati da Sg Ambient e Bim Fiduciaria per conto di Roberto Savian e Zilmet spa, acquisti tutti correlati da patti di riacquisto entro sei mesi da parte di Veneto Banca con corresponsione di un interesse del 3%. Nel mirino della Procura anche gli acquisti azionari per 4,925 milioni effettuati dalla Statuto Lux Holding Re con provvista finanziata ad hoc da Veneto Banca attraverso altra società del gruppo. A carico di Consoli c'è anche il reato di ostacolo alla Vigilanza in riferimento all'acquisto di azioni VB per 11,5 milioni effettuato da Roberto Naldi con finanza proveniente da Veneto Banca erogata contestualmente. Infine Consoli, Fagiani e l'ex manager Renato Merlo (responsabile banche estere e partecipazioni) secondo la procura di Roma le 900mila azioni trasferite a Jp Morgan nel febbraio 2015 per un controvalore di 35,5 milioni dovevano essere detratte dal capitale primario Cet1 perché Veneto Banca aveva assunto un obbligo di riacquisto.

Poi c'è l'aggiotaggio. Consoli, Trinca e l'ex collegio sindacale dimessosi il 26 aprile 2014 (Xausa, Pezzetta, Stiz, Mazzoccato e D'Imperio) hanno posto in essere artifici idonei a provocare una sensibile alterazione del prezzo delle azioni di Veneto Banca, che transitavano da un valore di 21,25 euro nel 2004 a 40,75 euro nel 2013. Queste le accuse della procura, che sta valutando ancora chi degli indagati rinviare a giudizio.

L'avvio del processo potrebbe dunque slittare a inizio estate. E Vincenzo Consoli, dopo due interrogatori e il deposito di una memoria corposa, si prepara alla battaglia legale arruolando esperti. E continua a sostenere che Veneto Banca era una struttura troppo complessa con 28 miliardi di depositi, un uomo da solo non poteva governarla.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Potrebbe interessarti anche
caricamento

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci