«Giosuè Ruotolo formattò il pc, non era in grado di fornire un alibi»

Domenica 22 Gennaio 2017 di Cristina Antonutti
Giosuè Ruotolo e Trifone Ragone
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PORDENONE - In Corte d'assise domani si ricomincia da Daniele Renna, il coinquilino che la sera del 17 marzo 2015 vide Giosuè Ruotolo uscire in tuta a un'ora insolita. Assieme a Sergio Romano - entrambi usciti indenni da un'iscrizione-lampo sul registro degli indagati per concorso in omicidio - in fase di indagini preliminari è stato decisivo nel fornire alla Procura la chiave del giallo: una vendetta. In aula, nel tardo pomeriggio di venerdì, Renna ha ricordato le parole pronunciate da Giosuè una sera di novembre, quando tornò malconcio dalla palestra dopo un confronto con Trifone Ragone: «Mi ha rotto, lo uccido, lo denuncio». Certo, è soltanto lo sfogo di una persona arrabbiata dopo che il commilitone lo ha picchiato accusandolo di essere l'autore dei messaggi molesti arrivati alla fidanzata Teresa Costanza su Facebook, attraverso il profilo Anonimo Anonimo. I due ex coinquilini di Ruotolo e Ragone hanno però messo in fila una serie di elementi che fanno capire come la convivenza in via Colombo fosse difficile. Un'escalation di attriti, liti per bollette da pagare, piatti sporchi, estranei e donne che giravano per casa.

 

Ultimo aggiornamento: 23 Gennaio, 12:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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