Caccia ai cinghiali, è scontro sulla zona protetta dei colli Euganei

Giovedì 8 Dicembre 2016
Caccia ai cinghiali, è scontro sulla zona protetta dei colli Euganei
5
ESTE - C'è un mostro che si aggira nelle dolci colline padovane. È grosso, vorace ed è pure pericoloso: i cinghiali dei colli Euganei sono diventati ormai una piaga e rappresentano anche un mostro normativo. Gli ungulati, arrivati da chissà dove una trentina d'anni fa, sono infatti considerati una specie infestante e come tale andrebbero eliminati. Rovinano le coltivazioni, sono pericolosi per la circolazione e l'incolumità delle persone. Ma non li si può cacciare perché hanno scelto come dimora proprio la zona protetta del Parco regionale dei colli Euganei. Il corto circuito, che ha causato la proliferazione dei selvatici fino a livelli mai visti prima in zona, sta tutto qui. È un circolo vizioso che sta creando una frattura profonda anche nel tessuto sociale degli Euganei, sul quale è piombato come una doccia gelata l'emendamento del consigliere regionale Sergio Berlato. Questi è entrato a piedi pari in un gioco stantio, fatto di abbattimenti discontinui e rimpalli di responsabilità, presentando un emendamento collegato alla legge di stabilità regionale che ha creato una levata di scudi nella zona del Parco. In sostanza l'emendamento, che va a incidere direttamente sulla legge istitutiva dell'ente, prevede che l'area protetta venga ridotta alle singole zone di pregio ambientale. Una potente cura dimagrante, insomma, che intende creare vaste aree pre-Parco o contigue. In queste sezioni, appunto, si applicherebbe la caccia di selezione.
 
Apriti cielo: ambientalisti e anticaccia sono insorti, subito subissati di fischi da una buona parte della popolazione e degli agricoltori. Ieri Berlato ha presentato il suo piano a sindaci del Parco, associazioni di categoria agricole, sodalizi venatori e produttori vinicoli. Questi ultimi, che stanno portando avanti anche un piano di inserimento dei colli nella rete Unesco Man and Biosphere, si sono schierati decisamente contro il piano-Berlato e hanno minacciato di mandare all'aria il biodistretto se la legge diventerà esecutiva. Anche i sindaci hanno deciso di rimanere a piè fermo sui confini delle colline padovane, che da quelle parti sono conosciute come le isole senza mar. Gli Amministratori del territorio, che hanno dato il via a una serie di mozioni per chiedere al governo veneto di stoppare o almeno rallentare il progetto, non vedono nella cura Berlato una ricetta vincente. Anzi, c'è chi suggerisce che nella porta aperta dall'emendamento potrebbero infilarsi situazioni vedi alla voce cave e colate di cemento - in grado di riportare il territorio indietro di qualche decina d'anni. Il consigliere regionale rimanda al mittente le critiche e sottolinea come il suo piano non sia un attacco al Parco, ma l'unico sistema per eliminare il problema dei cinghiali alla radice. E gli agricoltori? Il settore, che non vede l'ora di liberarsi del problema, ha sposato la posizione del consigliere regionale. La tensione è già alle stelle ed è destinata a montare ulteriormente dopo il ponte dell'Immacolata, quando l'emendamento sbarcherà in aula. 
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci