Fuggita per la miseria, Sonia torna a vivere nel borgo natio a 70 anni

Venerdì 2 Dicembre 2016 di Paola Treppo
Sonia e Monica a Robedischis
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FAEDIS (Udine) - Anno dopo anno, come è stato anche per lo storico centro di Šmartno, il paese “fortezza” che svetta con le sue torri a base circolare nel dolce Collio Sloveno, perfettamente ristrutturato e cuore di tante iniziative artistiche e culturali, anche Robedischis è diventato un piccolo borgo gioiello. Ad meno di un chilometro dal confine con l’Italia, con una vista mozzafiato da cui si scorge bene Prossenicco di Taipana, il paesino è rinato grazie al recupero di diversi immobili e con l’apertura di un agriturismo. Oggi c’è anche un bed&breakfast che offre 3 stanze per i turisti che vogliono pernottare, e in una vicina casa privata c’è la disponibilità di altre camere. Tutto attorno al cuore del paesino si allargano prati, boschi e terreni dove pascolano gli animali. C’è una grande stalla, di proprietà pubblica, l’ancona della Madonna per chi poi scende verso Caporetto, a 20 km, e la ex scuola, un possente edificio in pietra i cui resti raccontano di quando il centro era molto popolato, con oltre 300 residenti.

Quando c'era il contrabbando 
«Ci sono andata, in quella scuola, quando ero bambina - racconta Sonia Cencič, 70 anni -; io sono nata qui, a Robedischis. Ma poi c’è stata tanta emigrazione e tutti sono andati verso valle, in cerca di lavoro. Ho portato con me i ricordi di questo paese, di quando ancora c’era il valico, con tanta sorveglianza. Mi raccontavano del contrabbando sul confine, di fatto di cose da mangiare: il burro, in cambio dell’uva, ad esempio, e anche le sigarette». Sonia è emigrata prima a Lubiana, in cerca di occupazione, poi si è stabilita a Trieste per un lungo periodo, tanto che ha conservato ancora l’accento giuliano. «Ho fatto un po’ di tutto, la donna di servizio e tante stagioni a Lignano, a far la cameriera. Ho imparato a cucinare».

Da Venezia ai confini 
Anche se non ha frequentato mai una scuola alberghiera, Sonia sa far bene da mangiare e nell’agriturismo di Robedischis prepara ogni genere di specialità locale; mostra con orgoglio le sue prelibatezze ai fornelli, il gulasch, lo strudel, i piatti a base di formaggio di capra e di pecora, fatto con il latte degli animali che vengono allevati nel borgo. Nel suo viaggio di una vita, tra una città e l’altra, ha incontrato l’amore, un uomo vicentino, originario di Noventa, Alfredo Scarpetta, che poi è diventato suo marito.

Dopo tanti spostamenti e tante esperienze, Sonia è tornata nel suo borgo natio, e qui sta bene, perché nel frattempo i confini sono caduti e le case sono state ristrutturate. Doppia cittadinanza, italiana e slovena, la Cencič è l’anima dell’agriturismo di Robedischis. Lavora con Monica Osto, veneziana, che aveva già scelto Canebola di Faedis con la sua famiglia per stabilirsi definitivamente in Friuli dopo essere emigrata dal Veneto. Monica è la titolare dell’esercizio e fa notare la differenza tra Italia e Slovenia per la concessione delle licenze: «Qui in un paio d’ore ho perfezionato tutte le parti burocratiche, senza problemi di notaio e senza pagare cifre iperboliche. Poi le autorità locali fanno i loro controlli, che sono anche rigorosi, ma è tutto molto più snello e ti sprona a fare, invece di finire arenata in mezzo alle carte».

Gli abitanti di Robedischis
Passeggiare per Robedischis, specialmente in questo periodo dell’anno, è molto piacevole, anche per la squisita ospitalità con cui vieni accolto dalle persone che ci vivono. Incontriamo Jože Štucin, 73 anni, e sua moglie, di qualche anno più giovane. Stanno raccogliendo le foglie e pulendo il giardino. Non parlano bene l’italiano ma cercano di fare il possibile per farsi capire. «Non viviamo qui tutto l’anno qui ma ci passiamo appena possiamo - dicono -; abbiamo diversi parenti in Italia, a Faedis e a Tarcento. Robedischis ci piace e cerchiamo di starci appena siamo liberi. Oggi qui abitano stabilmente 7 persone e alcune case, come quella accanto alla nostra, sono state comprate da stranieri, dalla Germania, o dal Veneto, e poi ristrutturate. Ci sono sempre più turisti che passano in zona, in bici, a fare escursioni, a piedi, in macchina da Caporetto, o da Faedis il cui capoluogo è distante circa 15 chilometri. A volte chiedono se possono passare vicino alla nostra casa, dove c’è solo una stradina privata. Noi accogliamo tutti, con cortesia, perché è bello stare insieme». Ed è vero: la moglie di Jože appoggia il rastrello, entra in casa, ne esce subito dopo con alcuni bicchierini in mano. «Dovete assaggiare la nostra grappa, è delicata e fatta in casa, di quelle di una volta. Qui è tradizione, berla in compagnia, tra amici, e offrirla, anche durante il giorno, non solo di sera o dopo aver mangiato».

Un museo all'aperto
Poi un regalo per non dimenticarsi di questo borgo incantato: i fiori autunnali arancioni che crescono in paese, a forma di lanterna, da mettere in casa, all’ingresso: «Resteranno di questo bel colore fino a Natale. Ma per allora dovete tornare a trovarci; mangeremo insieme, e potrete restare anche a dormire. Magari l’ultimo giorno dell’anno, perché il 31 dicembre saremo qui». Il paese racconta la sua storia di confine e di terre strappate ai boschi per l’allevamento e le coltivazioni attraverso tante immagini in bianco e nero appese ai muri, tra una via e l’altra: mostrano le famiglie numerose di un tempo, le donne con le gerle, le case così come apparivano prima dell’emigrazione, in sasso, con il ballatoio in legno, le fontane. Una sorta di museo all’aperto. 

Ultimo aggiornamento: 3 Dicembre, 15:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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