Prete ucciso in seminario: la procura
chiede il giudizio per don Piccoli

Mercoledì 17 Agosto 2016
Monsignor Giuseppe Rocco
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TRIESTE - E' stata fissata per il prossimo 13 dicembre l'udienza sul caso di monsignor Giuseppe Rocco che venne trovato cadavere nella sua stanza alla Casa del Clero di via Besenghi nel 2014. La Procura della Repubblica di Trieste ha chiesto infatti il rinvio a giudizio per don Paolo Piccoli, ex vicino di stanza di Rocco, per anni parroco nell'Aquilano: è indagato per omicidio in relazione all'uccisione, in seminario, del presule 92enne. Piccoli, nativo di Verona, ordinato sacerdote all'Aquila, ora a Genova, è dapprima entrato nell'inchiesta come testimone, essendo stato vicino di stanza  di Rocco e colui che officiò l'estrema unzione.  «Con profondo dolore ho appreso la notizia che don Paolo Piccoli, sacerdote incardinato nel Presbiterio di questa Arcidiocesi, ma da sei anni dimorante
fuori dal territorio aquilano, è indagato dalla Magistratura con l'accusa di omicidio a danno di un anziano sacerdote di Trieste». Così, in una lettera aperta, l'arcivescovo metropolita
dell'Aquila, monsignor Giuseppe Petrocchi
, parla del caso giudiziario. La morte di Monsignor Rocco è stata causata da un'azione di strangolamento o soffocamento. Il corpo fu rinvenuto ai piedi del letto, tutto vestito come se stesse per uscire.

Movente, per gli investigatori, da ricercare in un furto di oggetti sacri scoperto da mons.Rocco. «Già da tempo, a causa di seri problemi di salute, era stato posto in stato di quiescenza  - scrive Petrocchi - e sulla base delle decisioni che verranno prese dalla magistratura che si decideranno eventuali misure da adottare in
ambito ecclesiastico». L'arcivescovo aquilano ribadisce la «salda e motivata fiducia nella magistratura e nelle forze dell'ordine, auspicando che la verità emerga rapidamente e nella sua interezza. Con tutto il cuore spero che don Piccoli possa dimostrare la sua estraneità ai fatti delittuosi contestati». «Da quanto mi risulta - conclude  - al momento don Piccoli è solo indagato, perciò se non viene emanata nei suoi confronti una sentenza di colpevolezza è d'obbligo che gli venga mantenuta la presunzione di innocenza».
 

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