L’aureola dei santi? La sua luce
oggi è una realtà scientifica

Venerdì 29 Luglio 2016 di Paola Treppo
Uno momento delle ricerche nell'ipogeo di Cividale del Friuli
9

CIVIDALE DEL FRIULI (Udine) - A volte si dice spontaneamente: «Sei una persona solare» a chi, istintivamente, sentiamo portare buon umore, ottimismo e che ci trasmette una sensazione generale di benessere. Questo modo di dire affonderebbe, come molti altri, su basi scientifiche reali: forse queste persone “brillano” veramente, ovvero emettono “più luce”, sotto forma di energia invisibile, di altre. Come i santi, dipinti per secoli in quadri e affreschi con un’aureola. Per tanto tempo si è pensato che quel modo di raffigurarli, con un “cerchio” di luce attorno alla testa - come anche il Cristo nella “mandorla” - fosse solo uno schema iconologico. Invece non lo è. Lo dimostra una ricerca eseguita dall’“Sb Research Group”, un progetto universitario di ricerca multidisciplinare che dal 2010 opera nello studio architettonico, della geometria, dei materiali e delle forme delle strutture antiche presenti in Europa e che studia lo sviluppo della conoscenza dal punto di vista antropologico e storico delle scoperte effettuate in questo contesto. L’Sbrg è patrocinato dalla Università degli Studi di Trieste. In particolare, ha manifestato preciso interesse in tal senso il Dipartimento Universitario Clinico di Scienze Mediche, Chirurgiche e della Salute, sezione di Archeologia Odontoiatrica che ha assunto definitivamente la direzione del progetto.
 
​Il gruppo di ricerca
Il gruppo di ricerca è composto da esperti in varie discipline e di cui fa parte anche Paolo Debertolis, del Dipartimento di Scienze Mediche dell’Università di Trieste. Il team ha presentato uno dei suoi ultimi lavori, “Uno studio che conferma antiche percezioni nella Storia dell’Arte”, alla terza conferenza internazionale degli studi scientifici avanzati nella Repubblica Slovacca, poi pubblicato dell’Università di Zilina. Gli atti sono resi noti su internet, nel sito dell’“Sb”, che ha eseguito diverse rilevazioni anche nel cosiddetto “Ipogeo Celtico” di Cividale del Friuli (nelle foto), una cavità molto antica, tempio pagano, poi trasformato in prigioni, le cui origini restano misteriose, poco studiate e che oggi è meta turistica per chi vita la bella città patrimonio dell’Unesco.
 
La costruzione della speciale macchina fotografica 
«Le persone con una consapevolezza molto elevata, come ad esempio i santi, da secoli sono raffigurate nelle immagini pittoriche con un'aureola intorno alla testa - si legge negli atti - ci siamo domandati se in questa tradizione antropologica c'era pure qualcosa di scientifico, collegato alle nuove scoperte della neurofisiologia. E se quest’aurea fosse stata visibile da qualcuno con un elevato livello di consapevolezza, ossia con il cosiddetto "terzo occhio" aperto della filosofia orientale, tanto da ispirare generazioni di artisti. Ossia che non fosse altro che un aspetto scientifico neurofisiologico tradotto nell’arte sacra. È possibile che queste persone, con alto livello di coscienza, possedessero il talento di percepire anche deboli variazioni cromatiche di luce. Ma il nostro gruppo di ricerca è abituato all’uso solo di metodi e protocolli scientifici ripetibili, lontano dalle impressioni soggettive». Cosa fare? «Abbiamo progettato di costruire una macchina fotografica speciale, in grado di catturare immagini anche al di fuori della luce visibile proprio in quel territorio di visione pertinente solo a guru famosi e maestri di yoga. Nello stesso tempo abbiamo voluto esplorare quantitativamente il livello di coscienza dei nostri volontari durante i nostri esperimenti di archeoacustica negli antichi siti, seguendo gli orientamenti delle nostre ricerche precedenti».
 
Questa particolare macchina fotografica, che si chiama “Futura”, nasce dall’idea del ricercatore Daniele Gullà che ha progettato e costruito il dispositivo sulla base della sua grande esperienza forense per la polizia italiana nell’analisi della scena del crimine e in qualità di perito nominato dal giudice in vari tribunali italiani, oltre che come esperto in criminalità informatica. Nel campo forense, e anche in campo antropologico ed archeologico, la ricerca in banda ultravioletta fornisce dati normalmente non visibili dall'occhio umano, ma sicuramente molto preziosi ma questo tipo di ricerca non è stata sufficientemente estesa anche in banda UV estrema.

Quali sono le persone che emettono più luce? 
«Per la nostra macchina fotografica è stata scelto uno sensore molto sensibile, e i risultati di questa metodica fotografica sono stati sorprendenti. Questa aureola sembra però più visibile in persone addestrate alla meditazione o allo yoga e più il loro livello di coscienza è elevato per un lungo allenamento in questi disciplina e più è possibile trovare un alone più ampio intorno al capo. Come in altre ricerche che abbiamo fatto precedentemente mediante l’Eeg, c’è una diversa risposta di andamento dell’attività cerebrale, se il volontario è addestrato a meditazione o preghiera. Sicché la sua aureola intorno alla testa è maggiormente espansa quando la persona è abituato a un certo grado di spiritualità». Il secondo risultato importante è il fatto che in luoghi sacri, questo alone è facilmente più esteso dopo una permanenza di alcuni minuti in tale ambiente, come se l'ambiente avesse un effetto diretto sull’emotività del volontario oppure è in grado di rafforzare la sua capacità. «I risultati sono tutti ripetibili, anche se per risultati più estesi si dovrebbe espandere i campione dal numero di 10 elementi ad un numero maggiore di volontari».
 
L'aureola poteva essere vista a occhio nudo 
Nell'arte cristiana l'aureola compare la prima volta nel V secolo d.C, ma lo stesso motivo era presente già diversi secoli prima nell’arte ellenistica precristiana. Si trova persino in alcune rappresentazioni persiane di re e divinità e nel Buddha dell’arte buddhista dal primo secolo d.C. Il suo utilizzo è riconosciuto anche nell’arte della pittura esercitata dagli egiziani fino agli antichi Greci e Romani. È possibile che qualcuno fosse in grado di vedere questa aureola anche ad occhio nudo in modo da spiegare all'artista ciò che aveva visto realmente? «In teoria questo è possibile, perché questo alone di luce UV è visibile a una lunghezza d’onda non troppo discosta dalla banda visibile, come il nostro studio dimostra quando viene usata la modalità di lettura “Rgb” di emissione di UV. Per fare un esempio, anche ai nostri giorni ci sono alcune persone con un senso dell'udito in grado di percepire oltre i 20KHz, limite superiore della banda sonora udibile dall'orecchio umano normalmente, ma specialmente nei tempi antichi, quando il massimo del rumore possibile era generato dal brontolio di un tuono o il rumore di una grande cascata e non vi erano volumi sonori così elevati come nella musica rock, il cinema e nel traffico, capaci di rovinare il nostro organo dell'udito fin dall'infanzia. Quindi è possibile che queste persone fossero in grado di vedere l’alone con i propri occhi nei tempi antichi, soprattutto se esercitati alla spiritualità e alla preghiera come ad esempio monaci o eremiti, e perché non avevano televisori o schermi di computer che ai nostri giorni hanno un effetto negativo sulla nostre capacità visive nel tempo». «Questa teoria si basa su un dato oggettivo di fatto e non su una speculazione soggettiva, perché questa tradizione è presente in diverse religioni e culture non comunicanti tra loro, oltre che in tempi diversi, e ciò non può essere considerato solo una coincidenza».

Ultimo aggiornamento: 30 Luglio, 15:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci