Prediche troppo radicali, espulso
l'imam che chiama la figlia Jihad

Mercoledì 27 Luglio 2016 di Luca Pozza
Mohammed Madad
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NOVENTA VICENTINA - Era il coordinatore degli imam dal dicembre scorso, ma la carica è durata poco. Ieri mattina è stato prelevato da casa e alle 22.40  è stato imbarcato a Fiumicino per il Marocco. Lì è ora anche la sua famiglia, moglie e quattro figli minorenni (due maschi di 7 e 14 anni e due femmine di 12 e 16 anni, tutti nati in Italia) e che vivevano a Carpineti (Reggio Emilia). Una delle figlie, peraltro, l'aveva chiamata Jihad.

Il provvedimento di espulsione emesso dal Ministero dell'Interno per Mohammed Madad, 52 anni, imam del centro di cultura e preghiera islamica "Asonna" di Noventa Vicentina,  in via delle Arti 12, è particolarmente pesante: l'allontanamento solitamente è di 5 o 10 anni, per lui gli anni di divieto di reingresso in Italia sono invece 15: un periodo che in Italia ha pochi precedenti. L'uomo è stato considerato una minaccia per la sicurezza dello Stato e capace anche di agevolare organizzazioni o attività terroristiche anche internazionali.
 

 

Le sue prediche erano troppo radicali. Nella sua veste di guida spirituale ha imposto ai fedeli una visione radicale e intransigente dell'Islam in chiara matrice salafita. Da quanto si legge nel decreto di espulsione lo stesso ha cercato di avviare un processo di radicalizzazione della comunità islamica attraverso sermoni molto duri e con un approccio educativo invasivo e violento verso i minori anche in età pre-adoscenziale.

Ed è stata una parte della stessa collettività islamica di Noventa, che pur lo stipendiava (1000 euro al mese), a esprimere il disagio e la protesta per questo predicatore che, pur senza precedenti penali, indottrinava anche ragazzi e bambini, parlando a un centinaio di persone. La Digos e la polizia reggiana e vicentine hanno raccolto le prove del suo islamismo radicale, evidentemente con riferimenti anche alla cosiddetta "guerra santa". Il ministero dell'Interno ha agito in fretta, per motivi di ordine pubblico.

Madad, che risiedeva a Noventa in via Godicello 8, oltre a essere stipendiato come imam aveva anche una seconda attività: si dedicava, in cambio di denaro, a riti magici, diceva di scacciare il malocchio e gli spiriti maligni. Un po' imam, un po' stregone, al punto che alcuni suoi "clienti" provenivano dalla Germania. Prima di diventare esclusivamente iman aveva fatto l'operaio in un'azienda alimentare e poi aveva tentato senza successo di aprire una macelleria islamica.

Un precedente nel Vicentino c'è già stato con l'imam algerino di Schio: peraltro una volta espulso ha mandato in Italia parole contro i terroristi islamici.

«Il mio assistito si è difeso. Non so se, oltre a quello che c'è nel provvedimento di espulsione, il Governo abbia altre informazioni. Ma non sono state inserite nel decreto che io ritengo infondato, perché non sono contestati fatti specifici». A dirlo è Mario Faggionato, avvocato del foro di Vicenza che ha tutelato Mohammed Madad, l'imam espulso, nell'udienza davanti al giudice di pace che ha convalidato il provvedimento propedeutico all'accompagnamento in frontiera. Per il legale nel provvedimento si fa infatti un generico riferimento ad un progressivo processo di radicalizzazione del marocchino, ai suoi sermoni giudicati violenti e a presunti comportamenti violenti nei confronti dei figli. Per l'avvocato è facilmente ipotizzabile che l'assistito, attraverso i suoi legali reggiani, faccia ricorso contro al provvedimento di espulsione al Tar del Lazio.

Ultimo aggiornamento: 28 Luglio, 15:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA