Donne, una vita in salita
nel lavoro e nei ruoli politici

Martedì 8 Marzo 2016 di Natascia Porcellato
Oggi, 8 marzo, è la festa delle donne
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Oggi, 8 marzo, è la Festa della Donna e l’Osservatorio sul Nord Est si concentra sulla percezione della discriminazione che subiscono le donne. Secondo i dati elaborati da Demos per Il Gazzettino, 6 nordestini su 10 si dichiarano moltissimo o molto d’accordo con l’idea che “in Italia è molto difficile per le donne raggiungere posizioni di potere nel lavoro e nella politica perché sono discriminate”. Rispetto al 2011, la percentuale appare sostanzialmente stabile, segno che nulla (o poco) è mutato nella percezione della parità di genere. 
Sono diritti recenti, quelli delle donne italiane. Lo stupro diventa un reato contro la persona (e non più contro la morale) nel 1996. La legge che regolamenta il divorzio è del 1970 mentre quella che regola l’aborto risale al 1978. Il delitto d’onore e il matrimonio riparatore vengono aboliti nel 1981. Il primo voto a suffragio universale maschile e femminile è del 1946. Tutte le normative che riguardano, direttamente o indirettamente, l’emancipazione femminile risalgono a pochi anni fa. 

Anche oggi le donne sono nella condizione di essere discriminate nel raggiungimento di posizioni di potere nel lavoro o in politica? Sì, secondo i cittadini di Veneto, Friuli-Venezia Giulia e della provincia di Trento, che nel 60% dei casi dichiarano di essere d’accordo con questa posizione. Guardando al 2011, possiamo osservare una sostanziale stabilità che però non appare rassicurante. Il fatto che su questo tema la percezione dell’opinione pubblica non rilevi cambiamenti sottolinea la (almeno apparente) inamovibilità del rapporto tra i generi nella possibilità di costruzione della carriera in Italia. 
 
Come forse possiamo attenderci, sono in misura maggiore le donne (68%) piuttosto che gli uomini (52%) a mostrarsi sensibili rispetto alla discriminazione che interessa il gentil sesso in politica o nel lavoro. Interessante, però, è che siano soprattutto le donne tra i 35 e i 44 anni (71-74%) e quelle tra i 55 e i 64 anni (77%) a mostrarsi più reattive sulla questione. Anche tra le disoccupate (93%) emerge una reattività accentuata, mentre lavoratrici e casalinghe (entrambe 69%) si collocano intorno alla media dell’area. 

Tra gli uomini, invece, l’idea che le donne siano discriminate nel raggiungimento di posizioni di potere in politica o nel lavoro raggiunge le percentuali più consistenti tra coloro che hanno tra i 25 e i 54 anni (56-60%), oltre che tra gli over-65 (66%). Se consideriamo la condizione socio-professionale, invece, possiamo osservare che sono soprattutto lavoratori e pensionati (entrambi 56%) a mostrarsi particolarmente coscienti della discriminazione di cui sono vittime le donne, mentre i disoccupati si collocano intorno alla media dell’area (52%). 

Concentriamoci, infine, sui più giovani. Sia tra le donne under-25 (62%) che tra i coetanei (24%) riscontriamo valori che si collocano nettamente sotto le medie di genere. Anche guardando a chi è ancora tra i banchi, emerge la medesima tendenza. Tra gli studenti, l’idea che le donne siano discriminate nel lavoro e in politica è condivisa dal 30%, mentre tra le donne è il 59% a mostrarsi d’accordo con questa idea.
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