Il parroco anti-gay, camion fuori
dalla chiesa: «Ecco la vera famiglia»

Mercoledì 3 Giugno 2015 di Marco Agrusti
Il camion vela parcheggiato davanti alla chiesa
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CORDENONS (PORDENONE) - Fuori dalla chiesa di Santa Maria Maggiore, il camion-vela firmato da Appleface, il gruppo d'informazione pordenonese con la scritta «Questa è una famiglia come Dio comanda. Vaticano, Governo e scuole vogliono insegnarci il contrario».



All'interno dell'oratorio della piazza un centinaio di persone, la sala piena, forse oltre le aspettative, nonostante la serata festiva. Il tema, evidentemente, era sentito.



Al microfono don Alessandro Moro, che il «sasso» l'ha lanciato per primo, con quel volantino di critica nei confronti del progetto anti-discriminazione adottato dalle scuole cordenonesi e promosso da Arcigay. Ad ascoltare tanti genitori, giovani e meno giovani.



Sulla graticola gli argomenti già bollenti della teoria di genere, del contrasto all'omofobia, dell'educazione sessuale dei minori in ambito scolastico. «È evidente che l'obiettivo si è spostato - ha detto don Moro alla platea - dalla difesa degli omosessuali dalla discriminazione, alla sollecitazione a scegliere identità di genere come una determinante rispetto all'identità naturale. La scuola - ha attaccato nuovamente il parroco - ha disatteso l'obiettivo principale del progetto, ovvero il coinvolgimento delle famiglie, nascondento la vera paternità del progetto educativo. È giusto - ha provocato il parroco di Santa Maria Maggiore - che la scuola deleghi ad Arcigay l'educazione sessuale dei vostri figli?».



E dalla sala è partito un coro di «no». «L'appello - ha concluso don Moro - è rivolto a genitori e insegnanti cattolici, perché non dicano "non sapevamo". Ora la responsabilità passa a voi».



Alla conferenza è intervenuto anche il comitato di genitori e insegnanti «Vogliamo educare i nostri figli», che ha fornito la sua versione della teoria di genere: «È una teoria assurda - hanno detto i rappresentanti del comitato - che spaccia ideologie per dati scientifici. L'educazione, ormai, non compete più ai genitori. Tutto ciò porta a uno sperimentalismo sessuale precoce, al quale sono esposti i nostri figli, e questo avviene senza alcuna consultazione dei genitori. Non siamo più al sicuro, dobbiamo entrare nei consigli d'istituto e vigilare». Numerosi gli interventi dal pubblico, tra chi ha continuato ad attaccare le scuole e chi si è schierato dalla parte del progetto.
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