Soprannomi ai clienti, il gioco dei camerieri

Martedì 5 Maggio 2015 di Davide Desario
Se è la prima impressione quella che conta diciamo che con l'arrivo a Termini Roma non sta messa proprio bene

@maddai



Qual è la prima impressione che fate quando qualcuno vi guarda? Se volete saperlo andate in un ristorante di Roma.

Dario ci ha provato l’altra sera. Lo ha fatto dopo che il suo amico Ludovico, direttore di sala di una pizzeria, gli ha confidato come, per non sbagliare, i camerieri affibbiano soprannomi ai loro clienti. Così Dario, nell’attesa della sua quattro formaggi con le melanzane, si è alzato dal tavolo ed è andato al bagno che era proprio di fronte all’uscita della cucina. E ha ascoltato.

«’Sti fiori di zucca portali al canotto» dice il capo al cameriere. Dario lo segue con lo sguardo e li vede arrivare sulla tavola di una donna sui cinquanta con le labbra inequivocabilmente rifatte. «’sta capricciosa è der ciccio con l’occhiali» e a Dario basta voltarsi per capire a chi sia indirizzata. «La napoletana all’omino della Michelin» viene consegnata a un omone palestrato, la «bufala e pachino a quello che si sente bello» ovvero un quarantenne in blazer, camicia sbottonata e capelli con gel.

Dario, incuriosito, continua a sentire: «Una lattina di Coca light al pischello con la milfona», «un antipasto misto alla fata turchina» (signora dai capelli con riflessi blu) e «una funghi e salsiccia al lesionato» che viene consegnata a un ragazzo con una cicatrice sulla guancia. Poi Dario entra al bagno. E quando esce sente: «Questa quattro formaggi con le melanzane è per faccia da ca..zo». E lui è tornato subito al tavolo.



davide.desario@ilmessaggero.it
Ultimo aggiornamento: 00:11
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