La riduzione del contante e l'evasione fiscale: ecco come funziona il sistema

Lunedì 9 Settembre 2019
Caro Gazzettino,
scrivo ai più attenti e sensibili in merito alla diffusa, insistente, generalizzata proposta di abolire e/o ridurre drasticamente il contante, ma non prima di aver fatto una premessa “controcorrente” sicuramente non condivisa dalle associazioni di categoria (intente, come sono, a “farsi belle” con il potere costituito a danno dei loro associati che nel frattempo stanno morendo). Mi riferisco beninteso alle associazioni artigiani e commercianti che pensano soprattutto a fare soldi sulla pelle dei loro assistiti, ma tant’è.
La premessa è che, contrariamente a quanto affermano le predette associazioni, gli artigiani e i commercianti il fisco lo evadono, eccome! E’ inutile che ci nascondiamo dietro un dito! Il problema (il grosso problema) è che il fisco viene evaso dalle predette categorie (ormai in via di estinzione) soprattutto per 2 motivi:
1 -  il primo che non ce la fanno più ad arrivare a fine mese (figuriamoci a pagare le tasse e/o i dipendenti!)
2 - il secondo motivo che tra i loro costi, oltre al maggior lavoro e la minor assenza dal lavoro stesso che, notoriamente, li caratterizzano c’è anche il rischio (“d’impresa”), tra l’altro sempre maggiore (anche e soprattutto a causa del comportamento dello stato nei loro confronti).
Considerato che il rischio incide pesantemente sul “risultato d’esercizio” (dato dalla differenza tra costi e ricavi) e che quest’ultimo corrisponde alla “Capacità contributiva” (art.53 Cost.) in base alla quale ognuno è tenuto a “concorrere alle spese pubbliche (cioè a pagare le tasse) abbiamo che, forse, gli artigiani e i commercianti hanno addirittura la “capacità contributiva” in perdita, per cui il fisco non lo evadono affatto o, per meglio dire, lo evadono solo “formalmente” e non sostanzialmente! E qui vale la pena di ricordare agli innominabili personaggi che, da sempre, ci “governano” il principio universale di “prevalenza della sostanza sulla forma”. Va da sé (lo dico per evitare obiezioni sciocche e scontate di chi ha appena visto passare l’idraulico con un Suv) che quando parlo di artigiani e commercianti “in perdita” mi rifaccio agli antichi proverbi che “Una rondine (idraulico con Suv) non fa primavera” e “L’eccezione conferma la regola (di piccoli imprenditori che stanno morendo, come viene ribadito molto spesso anche dal vostro giornale)". Ai buontemponi che faranno obiezioni ricordo fin d’ora che l’Agenzia delle Entrate ha crediti inesigibili costituiti in gran parte da accertamenti (per il 90% a carico dei piccoli imprenditori e dei loro famigliari) andati a vuoto per l’immane cifra (superiore ai bilanci della difesa americano, russo e cinese messi insieme!!!) pari a circa mille miliardi non di lire, ma di euro!
Il che significa che l’evasione (sostanziale), tanto sbandierata, della piccola impresa è un’invenzione! Che poi questa invenzione sia stata messa in giro dai poteri forti in quanto un imprenditore con centomila dipendenti è una sola testa pensante (e “corrompente”, e amica dei politici ecc.) mentre centomila piccoli imprenditori con un dipendente sono duecentomila teste pensanti (e libere, e ribelli) vi fa capire cosa probabilmente c’è sotto. Ebbene, i piccoli imprenditori ma preferisco chiamarli lavoratori in proprio, costituiscono, da secoli, pilastro dell’economia, del lavoro, della creatività (pensiamo all’immenso patrimonio artistico), dell’ambiente (pensiamo ai contadini) e, appunto, della libertà del nostro paese. Impedire loro di usare il contante (cioè impedire loro di arrivare a fine mese, alias evadere ma solo formalmente) significa distruggere il paese e condurlo, inevitabilmente, alla fame e conseguentemente alla guerra civile (con la precisazione, all’insegna del “Mal comune mezzo gaudio” e che “Non tutto il male viene per nuocere”) che, almeno, quelli che continuano a criminalizzare i piccoli imprenditori finiranno male anche loro. Accingersi o, per meglio dire insistere (basta guardare i capannoni in rovina e “affittasi-vendesi” dappertutto) con questa “politica” (di autentica persecuzione della piccola impresa) è da pazzi (o criminali).
Luciano Dissegna
Tributarista (ex dirigente Agenzia Entrate e Arbitro Consob)
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