Era rimasto a pochi chilometri dalla zona della violenza, non preoccupandosi neppure di tentare la fuga, quasi pensasse di non essere preso, il giovane senegalese fermato con l'accusa di aver violentato a Jesolo una quindicenne.
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È stato lo stesso responsabile del Viminale Matteo Salvini a indicare, per primo, con un post su Facebook, l'autore dell'aggressione: «è stato arrestato questa notte dalla Polizia di Venezia (che ringrazio!) Mohamed Gueye, IMMIGRATO senegalese irregolare, accusato di aver STUPRATO a Jesolo una ragazza di 15 ANNI». Il ministro dell'interno ha ricordato che l'uomo ha alle spalle diversi precedenti penali ed era già stato in passato condannato«(inutilmente) a lasciare l'Italia, ma avendo avuto una bambina da una donna italiana (che brava persona...) questo verme NON può essere espulso».
Gli investigatori sono riusciti con rapidità a ricostruire lo scenario della violenza, avvenuta la notte del 23 agosto, e a individuare il presunto colpevole, grazie anche alle immagini di sicurezza dei luoghi frequentati dall'aggressore e del lungomare pressochè illuminato a giorno. Mentre la giovanissima vittima veniva medicata all'ospedale e rientrava a casa, i poliziotti erano già sulle tracce di Gueye, noto per i suoi precedenti per resistenza, oltraggio e spaccio di stupefacenti.
L'immigrato durante la movida estiva si spostava a Jesolo, dormendo in luoghi di fortuna, spesso proprio a ridosso dell'arenile. Agli agenti è bastato aspettarlo al suo rientro in un alberghetto di Mestre, in una delle zone più 'difficilì della terraferma veneziana, per neutralizzarlo davanti ad un ascensore e ammanettarlo. Le prove a suo carico sono apparse solide al punto da consentire al pm che coordina l'indagine, Massimo Michelozzi, di predisporre in un'ora il provvedimento di fermo. Tra i primi a congratularsi con gli investigatori per il rapido esito degli accertamenti è stato il governatore del Veneto Luca Zaia, per il quale «questo triste fatto è anche una occasione per dire che questi violentatori, questi infami 'eroi della penombrà che violentano una minorenne peraltro appena conosciuta, devono essere mandati a scontare la pena a casa loro perché nei loro Paesi la pena è una pena». Critico invece il giudizio sul leader della Lega pubblicato su Twitter da Matteo Orfini, presidente del Pd: «forse Matteo Salvini non ha ancora capito che il ruolo del ministro dell'Interno non è commettere reati né commentare crimini sui social network, ma prevenirli». Parole social di ferma condanna del crimine anche da parte dell'ex presidente della Camera Laura Boldrini: «lo stupro ai danni di una ragazza di quindici anni è un reato riprovevole e chi lo commette deve essere perseguito dalla legge nel modo più rigoroso possibile. #Jesolo #SempreDallaParteDelleDonne».