Padova. Malata di leucemia, la sorella
le nega il midollo: «Non provo rancore»

Mercoledì 6 Ottobre 2010
(archivio)
PADOVA (6 ottobre) - Non provo rancore, non nel mio carattere: Paola Favaretti risponde cos alle domande di La vita in diretta, la trasmissione di Rai Uno dedicata oggi alla sua storia di malata di leucemia, alla quale la sorella nega il midollo necessario al trapianto che potrebbe salvarle la vita.



Tra le due donne - la malata insegnante in Nuova Zelanda, da dove si è connessa oggi in videoconferenza, l'altra a Salboro (Padova), città di cui la famiglia è originaria - si stanno muovendo familiari, esperti, amiche che cercano di convincere la potenziale donatrice a recedere dal diniego. La sorella di Paola, spiega un'amica della malata, ritiene «troppo pericoloso per se stessa donare» il materiale biologico necessario al trapianto e finora ha «rifiutato qualsiasi tentativo di convincerla».



«Abbiamo creato delle pagine in Facebook - prosegue - sperando che arrivassero donatori per dire la propria esperienza, in modo da spingere la sorella a rivedere la propria decisione». Una pagina con già 700 contatti, dice, saliti vertiginosamente nelle ultime ore. Per don Bruno Fasani della Diocesi di Verona, intervenuto alla trasmissione, sembra esistere «ci sia una certa durezza di cuore nei rapporti parentali: di fronte alla sorella che sta perdendo la vita mi sembra incomprensibile dire di no».



«Alla signora di Padova - prosegue - direi che tutti noi potremmo aver bisogno di una donazione, come si fa a dire di no di fronte alle garanzie che dà la scienza?». L'interessata nega che ci siano attriti, «non c'è alcun problema - dice - o rancore tra sorelle». Un incoraggiamento a donare viene dall'Admo (Associazione donatori midollo osseo) che sottolinea «l'assenza di rischi nella donazione, a parte quello dell'anestesia».



Interviene anche Fabrizio Frizzi, testimonial Admo, il quale donando il proprio midollo osseo nel 2000 ha salvato una ragazzina: «Quando la sorella di questa signora che non concede il trapianto non ci sarà più - dice Frizzi - il rimorso potrebbe essere ua brutta bestia con cui fare i conti».



«La mia famiglia sono mia figlia e mio marito, cerco di dar loro forza, meglio che sia toccato a me che a loro - dice Paola Favaretti, che tra tre ore dovrà essere di nuovo in ospedale - il resto della famiglia italiana mi è solidale. Tutto questo deve avere un senso».
Ultimo aggiornamento: 7 Aprile, 18:38

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