UDINE - Il polacco Jerzy Stuhr a Udine si trova bene «perché la mia patria è la MitteleuRopa, unico luogo capace di unire le paure esistenziali di Kafka e l'idiozia di Sc'vèik». Per lui l'arte deve stimolare lo spirito, ma anche essere divertente; in Italia è noto soprattutto per i ruoli drammatici (ha recitato anche in due film di Nanni Moretti) mentre in Polonia è considerano un antidepressivo nazionale. Domenica al Visionario, Stuhr ha raccontato la sua storia, a chiusura delle Giornate della cultura polacca organizzate dall'associazione Polonik in ricordo del professor Andrzej Litwornia. «Ho iniziato come attore di teatro - ha detto - Un giorno, era il 1975, fuori da teatro mi ha fermato un uomo alto, magro, triste con gli occhiali». Era il regista Krzysztof Kieslowski che gli proponeva una parte: l'inizio di una lunga collaborazione. «Era un momento di svolta per il cinema polacco, iniziava la discussione sul sistema comunista, nasceva il Movimento dell'inquietudine morale. Kieslowski era lo "zio": sapeva tutto un po' meglio degli altri e sapeva farsi ascoltare; era timido e spiritoso, di uno spirito un po' strano. Aveva la capacità di raccontare la sua realtà in un linguaggio che tutto il mondo capiva. Era convinto che un regista dovesse avere la responsabilità e il coraggio di raccontare al pubblico sè stesso: una lezione di cui mi sono ricordato quando sono passato dietro la macchina di presa». Stuhr è diventato anche regista, grazie a Nanni Moretti: «Nel 1995 a Cracovia assistei alla proiezione di Caro Diario e c'era anche Moretti. Pensai che un film così avrei potuto farlo anche io». A Udine ha presentato il suo film Il Grande Animale (del 2000) ma ora è al lavoro su Il Cittadino: «Una storia in parte autobiografica - ha spiegato - mia generazione ha vissuto un periodo difficile ma interessante, dal mito di Stalin all'Unione Europea».
Alessia Pilotto
© riproduzione riservata
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