Strage Gallura, fermato artigiano 35enne amico di famiglia

Lunedì 19 Maggio 2014
Pietro Azzena, Giulia Zanzani, Giovanni Maria Azzena e il fermato Angelo Frigeri
Svolta nella notte per le indagini sul triplice omicidio di Tempio. I carabinieri del Comando provinciale di Sassari e della Compagnia di Tempio, coordinati dal procuratore della Repubblica Domenico Fiordalisi, hanno fermato una persona coinvolta (ma non sarebbe l'esecutore materiale degli omicidi) nel triplice delitto di sabato.







Il fermato. La persona fermata è un 35enne artigiano che si occupa di impiantistica in città. Si chiama Angelo Frigeri. Dopo il lungo interrogatorio durante la notte si è contraddetto ed è crollato raccontando alcuni particolari legati al brutale delitto. A quanto pare stava eseguendo alcuni lavori in casa della famiglia. Forse proprio i cavi, fili elettrici o telefonici usati per la sua normale attività, sono stati utilizzati per strangolare Giovanni Maria Azzena, la moglie Giulia Zanzani e il figlio di soli 12 anni. A quanto pare aveva forti legami con i coniugi, si conoscevano bene. Sull'atroce delitto aleggia l'ombra dell'usura. Fondamentali le immagini del sistema di video sorveglianza di alcuni locali pubblici adiacenti via Villa Marina, a pochi passi dal negozio di calzature della famiglia Azzena e dalla loro abitazione.



L'accusa. È omicidio plurimo aggravato dalla crudeltà l'accusa contestata a Angelo Frigeri, lo ha precisato il procuratore della cittadina gallurese, Domenico Fiordalisi, durante la conferenza stampa a Sassari.



L'autopsia. Sarebbe lo strangolamento la causa della morte dei coniugi Azzena e del figlio di 12 anni, L'esame autoptico effettuato dal medico legale Salvatore Lorenzoni, secondo quanto appreso, non avrebbe evidenziato ferite da colpi di spranga o di altre armi improprie. Dagli esami autoptici, durati oltre cinque ore, risulterebbe evidente che tutte e tre le vittime siano state strangolate usando del filo elettrico. In attesa della conferma ufficiale da parte del procuratore di Tempio Pausania, Domenico Fiordalisi, l'ipotesi è che a Giovanni Azzena, la moglie Giulia Zanzani e al loro figlio Pietro, sia stato riservato lo stesso trattamento. Al momento, agli investigatori non risultano elementi oggettivi per poter sostenere che Frigeri non abbia agito da solo, ma le indagini proseguono per verificare anche l'eventuale presenza di complici sul luogo del triplice omicidio avvenuto all'interno dell'abitazione di via Villa Bruna, nel pieno centro storico della cittadina gallurese.




Il legale. «Il mio assistito al momento è l'unico fermato per questa vicenda, ma io ritengo non sia il solo. La sua posizione è marginale rispetto alla persona indicata come esecutore materiale». Lo ha detto l'avvocato Giovanni Azzena, che difende Angelo Frigeri. «Bisogna aspettare qualche giorno per avere un quadro completo e chiaro», ha aggiunto il legale. «Io adesso valuterò, in primo luogo, se proseguire l'incarico alla luce degli elementi ulteriori che emergeranno, se emergeranno, da parte dei Ris e degli inquirenti», ha proseguito. «Al momento al mio assistito - ha aggiunto l'avv. Azzena - viene contestato di aver cagionato con soggetti ancora non individuati la morte di queste persone». Una posizione, però, diversa da quella della Procura che oggi pomeriggio in conferenza stampa ha dichiarato che «al momento non esistono elementi in base ai quali poter affermare che Frigeri abbia avuto dei complici. In base agli elementi oggettivi a nostra disposizione abbiamo motivo di ritenere che Frigeri abbia agito da solo», ha detto il capo della Procura di Tempio Pausania, Domenico Fiordalisi.



Le chiavi di casa. Secondo alcune indiscrezioni, ancora non confermate, l'uomo era in possesso delle chiavi. Il 35enne, a quanto pare, è stato inquadrato dal sistema di videosorveglianza di alcune delle attività commerciali vicine all'abitazione. Proprio per questa ragione le indagini si sono subito concentrate su di lui. Durante il lunghissimo interrogatorio in caserma avrebbe rilasciato dichiarazioni contraddittorie sulla sua presenza nella casa. L'orario in cui avrebbe detto di aver lasciato l'appartamento al primo piano non sarebbe lo stesso riportato dalle riprese delle telecamere.



Mistero sul numero dei killer. Angelo Frigeri avrebbe agito da solo. Ne sono convinti gli inquirenti. «Elementi certi hanno portato al fermo dell'autore - ha spiegato il capo della Procura di Tempio Pausania, Domenico Fiordalisi -. Il ragazzino, testimone scomodo, è stato ucciso con modalità atroci».



In base alla prima ricostruzione l'uomo non sarebbe stato l'esecutore materiale dell'omicidio bensì avrebbe fatto entrare in casa gli assassini dopo essere stato minacciato e obbligato ad aprire la porta. Cosa sia accaduto effettivamente in quell'abitazione al primo piano di via Villa Bruna, ma anche nel negozio che si trova nello stesso stabile in via Villa Marina e quante persone siano state coinvolte rimane un mistero. Ancora da chiarire anche se il delitto sia stato premeditato, o se a scatenarlo sia stata la reazione di uno dei componenti della famiglia.




Folla furiosa. Fuori dalla caserma dove è stato interrogato Frigeri, in via Sturzo, assieme ai giornalisti, si è radunato un folto gruppo di cittadini che ha inveito contro l'artigiano urlando «bastardo, bastardo».




Cinque persone interrogate a lungo. Quattro-cinque persone sono state sentite per diverse ore. Si tratta di compaesani che nelle ultime due settimane hanno avuto contatti con i coniugi uccisi. Con il passare delle ore prende sempre più piede l'ipotesi che il triplice delitto sia direttamente legato a una vendetta nel mondo dell'usura, una vittima che forse ha deciso di farla pagare ai suoi «esattori».



Le ultime ore di vita degli Azzena. Doveva andare alla scuola calcio Civitas alle 15,30 Pietro Azzena, il bambino di 12 anni ucciso insieme al padre e alla madre. Il negozio di calzature della famiglia - al piano terra della stessa palazzina dove si trova l'appartamento delle vittime - doveva aprire alle 16, ma la saracinesca è rimasta abbassata. È su questi due elementi che si sono concentrati i carabinieri per ricostruire le ultime ore di vita degli Azzena. Il delitto potrebbe essere avvenuto prima delle 15.30. I residenti della zona hanno visto i componenti della famiglia in mattinata, poi non li ha incrociati più nessuno. «Qualcuno li ha visti di mattina - racconta la barista che lavora a poca distanza dal negozio - nel pomeriggio l'attività era chiusa». A quanto pare nessuno si è preoccupato perché a volte l'esercizio sabato pomeriggio non apriva.



La scena del delitto. L'assassino (o gli assassini) potrebbe essere entrato in azione nella tarda mattinata o nel primo pomeriggio. Sulla porta di casa in via Villa Bruna - il negozio dà invece su via Villa Marina - non sono stati riscontrati segni di scasso. In casa non sono stati trovati segni di lotta, le stanze erano apparentemente in ordine. È possibile che l'autore del triplice delitto abbia tenuto in ostaggio la famiglia per qualche ora.



Il piccolo strangolato. Il bambino, sarebbe stato strangolato: su di lui non è stata riscontrata alcuna ferita. A far scattare l'allarme l'altro ieri sera poco prima delle 23, è stata la sorella di Giulia, Antonella Zanzani la quale, dopo aver tentato inutilmente di mettersi in contatto telefonicamente con la famiglia, ha deciso di recarsi in via Villa Bruna. È entrata in casa con una copia delle chiave, scoprendo così i cadaveri nel soggiorno, uno adagiato sull'altro.




Il ricordo dei compagni di classe di Pietro. «Hanno pianto a lungo vicino al banco del loro compagno, vicino alla foto del piccolo Pietro e alla rosa rossa che un'insegnante ha poggiato sul suo banco vuoto. Poi hanno iniziato a scrivere messaggi per ricordarlo».



Sono le parole di Pina Luciano, dirigente scolastico della Scuola Media «Grazia Deledda» di Tempio Pausania, dove era iscritto, in Prima, Pietro Azzena, il bambino di 12 anni barbaramente ucciso insieme ai genitori sabato, subito dopo essere rientrato da scuola. «I bambini erano sconvolti, come lo erano i genitori che li hanno accompagnati a scuola - racconta la preside - hanno pianto tanto. I padri e le madri hanno deciso di lasciare i bambini in classe affinchè insieme elaborassero questa tragedia, parlassero tra di loro di Pietro, del rapporto con il loro compagno scomparso, delle esperienze vissute assieme».



Una delle insegnanti ha portato in classe una foto ingrandita di Pietro Azzena e una rosa rossa, poggiandole sul banco rimasto vuoto. «Tutti i suoi compagni si sono radunati intorno al banco e hanno iniziato a scrivere pensieri e ricordi dedicati a Pietro.



Queste frasi, insieme alla rosa e alla foto, sono state inserite in un cartellone che stasera sarà portato alla fiaccolata che si svolgerà in città. Sarà una fiaccolata silenziosa per le vie cittadine per testimoniare il nostro dolore per la morte di questo bambino innocente. Lo conoscevo da quando era in prima elementare - racconta ancora - ha fatto tutto il percorso andando molto bene.



Era un bambino ben voluto da tutti, un ottimo alunno, molto gioioso e allegro. Elementi questi che ci facevano pensare che in casa si vivesse in un clima di serenità. Non pensavamo che ci fossero ombre o malumori». La scuola rimarrà chiusa, come tutta Tempio, per il lutto cittadino, il giorno dei funerali, e le varie classi dell'istituto parteciperanno al rito funebre portando striscioni e messaggi.



Il Vescovo. «Orrore, sconcerto, dolore, indignazione: sono i sentimenti che si accavallano nell' anima di fronte a un'immane tragedia, che Tempio non ha mai conosciuto a memoria di uomo». Sono le parole del vescovo della Diocesi di Tempio Ampurias Sebastiano Sanguinetti, che ha invitato i colpevoli del triplice omicidio di Tempio al «ravvedimento e all'idonea espiazione davanti alla giustizia umana». A Roma per l'assemblea generale della Conferenza Episcopale italiana, il vescovo di Tempio ha voluto inviare una nota, nella quale ha racchiuso lo sconcerto di un'intera comunità profondamente segnata dall'improvvisa violenza. «Nessuna ragione e tanto meno alcuna giustificazione - aggiunge mons. Sanguinetti - possono essere addotte per la soppressione volontaria e violenta di una vita umana. Quando poi tale azione ha il carattere dell'efferatezza e per di più nei confronti di un padre di una madre e di un innocente figlio, distruggendo in un attimo una intera famiglia, ogni parola o commento sono del tutto superflui: siamo alla crudeltà fine a se stessa e alla assenza totale di un minimo di umanità e di una pur labile coscienza morale». «La Chiesa diocesana si stringe con affetto e con la preghiera attorno ai famigliari delle vittime - conclude il vescovo - sentendosi insieme a tutta la comunità tempiese colpita, umiliata e mortificata nei suoi valori fondanti».
Ultimo aggiornamento: 20 Maggio, 08:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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