Stefano Campoccia, avvocato trevigiano, esperto in diritto societario, vice presidente dell'Udinese, molto noto in città, è il volto nuovo che dovrebbe portare una ventata di freschezza all'interno del cda di Veneto Banca. Il suo nome è inserito nella lista degli undici candidati, capeggiata da Francesco Favotto e Alessandro Vardanega, destinata a rivoluzionare i vertici della banca trevigiana.
La popolare montebellunese è arrivata a una svolta: cambiare per sopravvivere e rimanere competitiva. Ma senza stravolgere assetti, consuetudini e tradizioni. Martedì i nomi per il nuovo cda verranno ufficialmente depositati con allegate le 500 firme necessarie. Il 26 ci sarà l'assemblea dei soci. E fino ad allora sarebbe bene non coltivare troppe certezze: imprevisti e stravolgimenti possono capitare da un momento all'altro. E infatti Campoccia, da manager esperto, misura parole e toni. Ma lancia anche messaggi non indifferenti. Uno per tutti: la fusione con la Popolare di Vicenza non è una soluzione praticabile.
Avvocato Campoccia, sarà uno dei nuovi membri del cda di Veneto Banca.
«Di fatto non c'è niente. Leggo tante certezze ma in questa fase sarebbe molto meglio abbondare di condizionali. Almeno fino a martedì quando scadranno i termini per presentare le liste. E poi c'è l'assemblea dei soci».
Capitate in un momento molto particolare per la banca.
«Professionalmente parlando è un onore, oltre che una grande responsabilità, essere stato preso in considerazione per un periodo come questo. Stiamo parlando di una banca locomotiva dello sviluppo a Nordest che è cresciuta accumulando i risparmi di decine di migliaia di famiglie. Occuparsene significa occuparsi del futuro dei nostri figli. Sarà bene quindi agire in modo serio e professionale anche per fare chiarezza dopo tante chiacchiere».
E di chiacchiere, attorno a Veneto Banca, se ne sono fatte tante.
«Si è anche esagerato. Mi pare che non manchino le banche costrette a fare i conti con censure e rettifiche patrimoniali».
Cosa ne pensa della possibilità di una fusione con la Popolare di Vicenza?
«Sono un avvocato esperto di diritto societario e dico che nel bel mezzo di una tempesta bisogna lavorare con lucidità, senza fare errori. È assolutamente improprio pensare a un passo del genere».
La Banca d'Italia però vedrebbe bene questa operazione.
«La mia idea è che alla Banca d'Italia si dovrà dimostrare serietà, voglia di lavorare per reggere in un momento così difficile e per proteggere i valori del nostro territorio. Questo sarebbe già un buon messaggio».
Sicuro che possa bastare per evitare uno scontro con Bankitalia?
«Veneto Banca è un istituto serio, retto fino a oggi con grande cura e professionalità. Io mi tiro fuori ma in questa lista ci sono persone di una statura tale da dimostrare alla Banca d'Italia che non siamo degli avventurieri. Siamo in un territorio operoso e, se ci lasceranno lavorare, ognuno farà la sua parte per costruire il futuro. Il momento non è semplice per nessuno, ma le possibilità per fare bene ci sono tutte».
Paolo Calia
La popolare montebellunese è arrivata a una svolta: cambiare per sopravvivere e rimanere competitiva. Ma senza stravolgere assetti, consuetudini e tradizioni. Martedì i nomi per il nuovo cda verranno ufficialmente depositati con allegate le 500 firme necessarie. Il 26 ci sarà l'assemblea dei soci. E fino ad allora sarebbe bene non coltivare troppe certezze: imprevisti e stravolgimenti possono capitare da un momento all'altro. E infatti Campoccia, da manager esperto, misura parole e toni. Ma lancia anche messaggi non indifferenti. Uno per tutti: la fusione con la Popolare di Vicenza non è una soluzione praticabile.
Avvocato Campoccia, sarà uno dei nuovi membri del cda di Veneto Banca.
«Di fatto non c'è niente. Leggo tante certezze ma in questa fase sarebbe molto meglio abbondare di condizionali. Almeno fino a martedì quando scadranno i termini per presentare le liste. E poi c'è l'assemblea dei soci».
Capitate in un momento molto particolare per la banca.
«Professionalmente parlando è un onore, oltre che una grande responsabilità, essere stato preso in considerazione per un periodo come questo. Stiamo parlando di una banca locomotiva dello sviluppo a Nordest che è cresciuta accumulando i risparmi di decine di migliaia di famiglie. Occuparsene significa occuparsi del futuro dei nostri figli. Sarà bene quindi agire in modo serio e professionale anche per fare chiarezza dopo tante chiacchiere».
E di chiacchiere, attorno a Veneto Banca, se ne sono fatte tante.
«Si è anche esagerato. Mi pare che non manchino le banche costrette a fare i conti con censure e rettifiche patrimoniali».
Cosa ne pensa della possibilità di una fusione con la Popolare di Vicenza?
«Sono un avvocato esperto di diritto societario e dico che nel bel mezzo di una tempesta bisogna lavorare con lucidità, senza fare errori. È assolutamente improprio pensare a un passo del genere».
La Banca d'Italia però vedrebbe bene questa operazione.
«La mia idea è che alla Banca d'Italia si dovrà dimostrare serietà, voglia di lavorare per reggere in un momento così difficile e per proteggere i valori del nostro territorio. Questo sarebbe già un buon messaggio».
Sicuro che possa bastare per evitare uno scontro con Bankitalia?
«Veneto Banca è un istituto serio, retto fino a oggi con grande cura e professionalità. Io mi tiro fuori ma in questa lista ci sono persone di una statura tale da dimostrare alla Banca d'Italia che non siamo degli avventurieri. Siamo in un territorio operoso e, se ci lasceranno lavorare, ognuno farà la sua parte per costruire il futuro. Il momento non è semplice per nessuno, ma le possibilità per fare bene ci sono tutte».
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