Invalido a causa del cortisone:
artigiano 40enne chiede i danni

Lunedì 16 Febbraio 2015
Invalido a causa del cortisone: artigiano 40enne chiede i danni
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ROVIGO - Quella cura a base di cortisonici lo ha devastato. Nel fisico e nello spirito. Non gli venne spiegato esattamente quali avrebbero potuto essere le controindicazioni, né venne ottenuto nei modi previsti dalla legge il suo concenso alla terapia. È la versione dei fatti di un elettricista 40enne.



Seguito e tutelato dall'avvocato Gianluca Ballo di Rovigo, specializzato in casi di malasanità, ha avviato una causa civile che, passata per l'accertamento tecnico preventivo e il tentativo obbligatorio di conciliazione, ora entrerà a breve nella fase del rito ordinario. La richiesta di risarcimento a carico delle due Ulss del Polesine, che comunque entrano nella vicenda in maniera differente e in momenti diversi, ammonta a circa mezzo milione.



Secondo la ricostruzione dei fatti, tutto comincia nel giugno 2009, quando l'elettricista viene ricoverato nel reparto di Pneumologia di Rovigo. Viene dimesso con diagnosi di sarcoidosi e con prescritta una terapia farmacologica a base di steroidi - deltacortene. La medicine vengono somministrate prima dai sanitari di Rovigo, quindi da quelli dell'ospedale di Adria, per un periodo complessivo di quattro mesi.

Queste sostanze avrebbero tuttavia avuto un effetto nefasto sull'uomo. Ingrassamento rapidissimo, sino ad arrivare a un quintale di peso, peggioramento del carattere sino alla depressione, artrosi. Tanto da rendere necessari interventi di artoprotesi all'anca sinistra e alla spalla destra, con inserimento in lista di attesa per un analogo intervento alla spalla sinistra. Da qui le doglianze nei confronti delle due Ulss. La 18 di Rovigo chiamata in causa per la non adeguata informazione sulle possibili controindicazioni, come detto. La 19 di Adria perché si sarebbe proseguito con questa somministrazione senza valutare possibili terapie differenziali. Si tratta, giusto precisarlo, di ipotesi, alla base della richiesta di risarcimento.

Quest'ultima arriva dopo un accertamento tecnico preventivo. Uno strumento che consente alle parti di eseguire, prima dell'eventuale radicamento del procedimento civile propriamente detto, una consulenza preliminare, in questo caso da parte di due medici, per stabilire la sussistenza di nesso causale tra farmaci e problemi riscontrati. Sulla base del responso, l'avvocato Ballo e il suo assistito sono anche passati attraverso il tentativo di mediazione obbligatoria, che non ha avuto esito.



Da qui l'intenzione del 40enne di incardinare la causa civile vera e propria per ottenere il risarcimento dei danni che lamenta. In particolare, secondo la ricostruzione sua e del legale che lo tutela, i consulenti che in precedenza hanno esaminato la sua situazione hanno parlato di un danno non patrimoniale permanente del 43%, che nel caso di intervento per protesi anche all'anca destra potrebbe lievitare sino al al 55%. Citata anche una riduzione permanente della capacità lavorativa dell'artigiano che può essere calcolata nel 37%-38%. Dati che rendono fondata, secondo questa impostazione, una richiesta di risarcimento nell'ordine del mezzo milione di euro.
Ultimo aggiornamento: 13:59